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MUSICA"Villa Tatum", la visione di Tatum Rush diventa musica (e immagini, e NFT)

28.10.22 - 06:30
Nuovo album (il primo in italiano) per l'artista, ma è anche la porta d'ingresso a un universo creativo
ALESSANDRO OLIVA
"Villa Tatum", la visione di Tatum Rush diventa musica (e immagini, e NFT)
Nuovo album (il primo in italiano) per l'artista, ma è anche la porta d'ingresso a un universo creativo

LUGANO - Signore e signori, benvenuti a "Villa Tatum", che non è solo il nome del primo album in italiano di Tatum Rush, in uscita oggi per l'etichetta italiana Undamento: è un luogo virtuale, raggiungibile a questo indirizzo, che introduce nell'universo visivo e concettuale partorito dalla vivace creatività dell'artista di origini italo-svizzero americane. L'album? Un progetto sfaccettato e affascinante, realizzato con la produzione dell'imprescindibile Ceri e che raccoglie alcuni dei brani pubblicati come singoli negli scorsi mesi.

Come è nato il concetto di Villa Tatum?
«Di base il progetto Tatum Rush si basa sulla multidisciplinarietà: faccio musica, ma sto compiendo anche un percorso tra le arti visive. "Villa Tatum" è un'opera totale che esplora anche l'arte concettuale e le crypto. È musica, ma è anche molto altro».

Come si è sviluppato?
«Sono ben accompagnato dai ragazzi di Undamento, giovani che hanno tante idee e voglia di fare. Siamo riusciti a spingere il progetto più in là di quanto avrei potuto fare da solo. È un lavoro di squadra, che ha coinvolto il collettivo Lastanza. Loro hanno proposto di costruire la villa virtuale in 3D, come si vede nel sito».

Villa che, tra l'altro, potrebbe essere quella che ospita la piscina del videoclip di "Sparring Partner" (singolo estratto dal disco, ndr)...
«(ride, ndr) Certo, c'è tutto un racconto alla villa, a una sorta di prosperità che non è per forza presa sul serio...».

Come si vive, a Villa Tatum?
«Nella sublimazione del piacere di vivere, nel godersi le cose belle dell'esistenza - prendendole con i giusti tempi».

È "caleidoscopica" la migliore definizione per la tua musica, in questa fase?
«È un termine usato sia nelle recensioni che dalla mia stessa label. Ma è una parola che non è mai uscita dalla mia bocca...».

Tu hai sicuramente una visione molto più unitaria della tua arte.
«Assolutamente sì. Viene tutto dal mio bagaglio musicale e culturale: ogni pezzo attinge a dei generi apparentemente diversi, di cui mi approprio e ci metto il mio stampo».

Cinque-sei anni fa, ti saresti immaginato di essere qui, ad aprire le porte della tua villa digitale e, soprattutto, ad aver pubblicato un disco in italiano?
«Non mi avrebbe stupito. Ho fatto cose abbastanza "matte" già durante i miei studi d'arte universitari. Ho cominciato a fare pop con l'intenzione "d'infiltrarmi nell'ambiente", criticando il sistema dall'interno. Ora invece l'ho incorporato completamente e, dopo aver fatto un po' di gavetta, ho il lusso di poter "riscoprire" il genere mettendoci qualcosa di personale».

È solo, in fondo, una delle trasformazioni del tuo alter ego musicale?
«Sono un trasformista, mi costruisco personaggi diversi. Non sarebbe stato sorprendente immaginare un cambio di lingua, e di tutto il resto».

Ci vuoi parlare dei tre featuring dell'album?
«Nel primo c'è Frah Quintale. Era chiaro fin da subito che in questo brano avrebbe dovuto farci qualcosa: ce l'abbiamo lì da un po' e non ti dico quanto siamo entrambi contenti che finalmente venga pubblicato. Poi abbiamo Jacopo Planet, altro artista a cui sono molto legato. Lui suona con me, poi scriviamo insieme... Infine Lulu, che altro non è che la nuova incarnazione di Nancy Deleuze, un'artista con la quale ho sempre collaborato».

C'è poi un bel tour autunnale in Italia che ti aspetta...
«Ha delle date preparate bene. Non è una di quelle tournée da maratona, diciamo, ma sono contento».

Hai già avuto modo di portare la tua musica alle platee italiane, nel corso dell'estate. Che pubblico hai trovato?
«Non ho mai fatto esperienza di un pubblico più caloroso. Mi stupisco sempre che ci sono persone che conoscono le canzoni, anche quelle meno conosciute. Questo coinvolgimento totale è proprio qualcosa di speciale dell'Italia».

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