Nuovi dazi per una dozzina di paesi: «Definitivi, ma...»

Il presidente statunitense ha lasciato intendere che ci sono ancora margini per trattare. Il Giappone reagisce: «Annuncio estremamente deplorevole»
WASHINGTON - Il presidente americano Donald Trump ha annunciato nuovi pesanti dazi contro una serie di paesi, ma non la Svizzera. Le tariffe sono «definitive, ma se dovessero proporre un'offerta diversa....», ha detto rispondendo ai reporter. «Direi ferme, ma non ferme al 100%».
Incalzato dalle domande, Trump ha precisato che la scadenza del 1. agosto per l'entrata in vigore dei dazi è «definitiva, ma non definitiva al 100%, perché se chiamano e dicono 'Vorremmo fare qualcosa in modo diverso'...». Il presidente insomma ha lasciato intendere che ci sono ancora margini per trattare.
Trump ha anche affermato che «abbiamo già incassato tariffe per un valore di oltre 100 miliardi di dollari, ma non abbiamo ancora iniziato».
Trump ha annunciato che imporrà dazi del 40% al Myanmar e al Laos dal 1. agosto, mentre per la Cambogia e la Thailandia si attestano al 36%. Quelli per il Bangladesh e la Serbia sono del 35%, quelli per l'Indonesia al 32%, e quelli per il Sudafrica, paese che da tempo il presidente critica per il trattamento riservato ai bianchi, le tariffe sono fissate al 30%, al pari della Bosnia Erzegovina al 30%. Giappone, Corea del Sud, Malaysia e Kazakistan avranno da parte loro tariffe del 25% sui prodotti destinati agli Stati Uniti.
La reazione di Tokyo: «Annuncio deplorevole»
E il Giappone ha definito «estremamente deplorevole» l'annuncio fatto dal presidente americano sui dazi al 25% per l'import di beni "Made in Japan" dal 1. agosto. Il premier Shigeru Ishiba, sulla vicenda, ha assicurato che Tokyo «continuerà a dialogare con gli Stati Uniti alla ricerca di un accordo che sia reciprocamente vantaggioso», ricordando che Washington ha «proposto di continuare il confronto fino alla scadenza del primo agosto», quando i dazi entreranno in vigore. Il Sol Levante, ha aggiunto Ishiba nel resoconto della Kyodo, è stato comunque «in grado di evitare tariffe pari al 30-35% come risultato dei negoziati fattix.
Da parte sua il primo ministro ad interim thailandese Phumtham Wechayachai ha dichiarato di volere un «accordo migliore» rispetto al dazio al 36% che Trump ha minacciato in una lettera di imporre al paese del Sudest asiatico. «La cosa più importante è mantenere buoni rapporti con gli Stati Uniti», ha dichiarato Phumtham dopo che Trump ha inviato la missiva prorogando però la scadenza per i negoziati al 1 agosto. «Una volta riesaminata la situazione spero che potremo raggiungere un accordo migliore», ha dichiarato il leader thailandese.
Anche il Bangladesh, secondo produttore tessile al mondo, spera ancora di raggiungere un accordo con gli Stati Uniti per evitare il forte aumento dei dazi doganali minacciato da Trump, ha dichiarato oggi il segretario del ministero del commercio Mahbubur Rahman aggiungendo che «speriamo di ottenere una riduzione perché» il rappresentante per il commercio degli Stati Uniti «ci ha inviato un'altra bozza di accordo», ha detto Rahman. L'industria tessile contribuisce all'80% delle esportazioni del paese dell'Asia meridionale. Un quinto della sua produzione è destinato al mercato americano.
Pechino: «Fermi nel difendere i nostri interessi»
Di fronte alle pressioni dei dazi americani la Cina «rimane ferma nel difendere i propri diritti e interessi e nel sostenere l'equità e la giustizia internazionale». Lo ha detto il premier Li Qiang durante l'incontro a margine del 17esimo vertice dei Brics con la numero uno dell'Organizzazione mondiale del commercio (WTO), Ngozi Okonjo-Iweala, a Rio de Janeiro. Li ha assicurato che Pechino dispone «di abbondanti risorse e mezzi per contrastare gli impatti esterni negativi» ed «è fiduciosa e in grado di promuovere uno sviluppo economico costante e sano». La Cina introdurrà «ulteriori misure di apertura volontaria e unilaterale», ha aggiunto Li, secondo l'agenzia Xinhua.




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