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Thailandia: lesa maestà, morto prigioniero di coscienza

Thailandia: lesa maestà, morto prigioniero di coscienza
BANGKOK - Ampon Tangnoppakul, un thailandese condannato a novembre a 20 anni di reclusione per aver spedito quattro sms giudicati offensivi per la famiglia reale e considerato un "prigioniero di coscienza" da Amnesty International, è morto in c...
BANGKOK - Ampon Tangnoppakul, un thailandese condannato a novembre a 20 anni di reclusione per aver spedito quattro sms giudicati offensivi per la famiglia reale e considerato un "prigioniero di coscienza" da Amnesty International, è morto in carcere per cause non ancora accertate. Lo ha riferito oggi il suo avvocato.

Il caso di Ampon (62 anni), malato di cancro, aveva provocato scalpore per l'asprezza della pena nell'applicazione della legge di lesa maestà. Il ricorso alla normativa sulla lesa maestà contro voci dissidenti è cresciuto esponenzialmente negli ultimi anni nel Paese.

Ampon, soprannominato "zio sms", si era dichiarato innocente al processo, negando di essere stato lui a spedire i quattro messaggi al telefonino del segretario personale dell'allora primo ministro Abhisit Vejjajiva. Non potendo provare di essere estraneo, i giudici della Corte penale lo punirono comunque con cinque anni per ogni sms spedito.

L'aumento dei casi di lesa maestà giunge in un delicato momento storico per la Thailandia, caratterizzato dall'indebolimento fisico di re Bhumibol Adulyadej (84 anni) e da marcate divisioni politiche e sociali.

I sostenitori dell'ex premier Thaksin Shinawatra, la cui sorella Yingluck è ora al governo, sono accusati dall'establishment monarchico-nazionalista di albergare simpatie repubblicane, un tabù nel Paese.

Il crescente ricorso alla legge di lesa maestà ha provocato un acceso dibattito tra intellettuali e attivisti su una possibile riforma del provvedimento; tuttavia, data la delicatezza dell'argomento e gli interessi in gioco, la discussione è quasi del tutto ignorata dai mass media nazionali.

ATS
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