Kampusch, niente indennizzo dallo Stato

VIENNA - Lo Stato austriaco ha respinto la richiesta di indennizzo di un milione di euro avanzata da Natascha Kampusch, la ragazza rapita da un maniaco da bambina e tenuta segregata per oltre otto anni. Lo ha annunciato oggi il suo avvocato Gerald Ganzger all'agenzia Apa.
Lo scorso febbraio Natascha aveva chiesto il risarcimento allo Stato con la motivazione di non esser stata liberata subito dopo il suo rapimento dalle forze dell'ordine a causa di errori nelle indagini. La richiesta di indennizzo era stata inoltrata tramite il suo legale alla procura finanziaria.
"Il rifiuto non giunge inatteso, prendo atto della delusione", dice la Kampusch in un comunicato fatto circolare da Ganzger. La procura finanziaria ha respinto la richiesta per conto del ministero dell'interno, adducendo che non c'era all' epoca "nessun sospetto fondato" contro Wolfgang Priklopil, l'uomo che la sequestrò nel 1998. Per Natascha la decisione è "umanamente incomprensibilè. "Si aspettava quanto meno un gesto simbolico come risarcimento", ha criticato Ganzger.
La giovane, che ora ha 23 anni, fu rapita quando ne aveva dieci e si stava dirigendo a piedi a scuola. Il suo aguzzino l' ha tenuta prigioniera per otto anni nello scantinato della sua casa alla periferia di Vienna. Ad agosto 2006 Natascha, approfittando di un suo momento di distrazione, riuscì, con le sue sole forze, a liberarsi e fuggire. Poche ore dopo la sua fuga, Priklopil si suicidò, gettandosi sotto un treno. Natascha avrebbe usato i soldi solo a scopi umanitari e ora continuerà a occuparsi della sua istruzione e di progetti di beneficenza per donne e bambini, ha detto Ganzger.
Ats Ans




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