«È meglio se esplodono i ragazzi palestinesi»

Le rivelazioni di un soldato israeliano a lungo stazionato nella Striscia di Gaza.
GAZA - La primavera scorsa, un soldato israeliano si è rifiutato di implementare una tattica che si starebbe parecchio diffondendo nella Striscia di Gaza. Questa consiste nell'obbligare civili palestinesi a entrare nelle case per controllare che non siano state installate trappole-bomba dai guerriglieri di Hamas. Così facendo l'esercito israeliano minimizzerebbe il rischio di vedere i propri militi saltare in aria. La tattica avrebbe raggiunto una tale notorietà da essere stata accreditata con il termine "protocollo zanzara".
La rivelazione è stata confermata da cinque civili palestinesi che sarebbero stati sottoposti alla pratica. Le testimonianze sono state raccolte dall'associazione "Breaking the silence", che si occupa di portare alla luce i crimini di guerra dell'esercito di Israele a Gaza.
Nello specifico il soldato ha dichiarato che un operatore dell'intelligence israeliana si è presentato un giorno alla sua postazione assieme a due ragazzi palestinesi di 16 e 20 anni, ordinandogli di utilizzarli come scudi umani per entrare in un edificio. Quando il soldato si è rifiutato, il suo superiore gli avrebbe risposto che «era meglio se esplodevano i ragazzi palestinesi» e di «non preoccuparsi del diritto internazionale», che naturalmente vieta la pratica.
L'esercito israeliano, contattato da Cnn per chiarire la faccenda, ha dichiarato: «Le direttive e le linee guida dell'Idf proibiscono rigorosamente l'utilizzo dei civili a Gaza per le operazioni militari. I protocolli in materia vengono regolarmente chiariti ai soldati sul campo».




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