«Adesso parla, fallo ora che sai che non manca molto»

La legale della clinica La Maddalena, Alessia Randazzo, ha rivolto un appello "social" al boss Matteo Messina Denaro
PALERMO - «Adesso parla, fallo ora che sai che non manca molto». È un messaggio che ha il chiaro sapore di un appello. Lasciato dove tutti lo possono leggere. Ma diretto, soprattutto, a un particolare interlocutore. La firma è di Alessia Randazzo, legale della clinica La Maddalena di Palermo. Quella in cui è stato tratto in arresto, la scorsa settimana, Matteo Messina Denaro; a cui sono rivolte le parole pubblicate in quel lungo post su Facebook.
Parole che confermano la gravità delle condizioni di salute del boss, già emerse nei giorni scorsi a seguito della - discutibile e foriera di polemiche - pubblicazione delle sue cartelle cliniche. Da qui la richiesta - non la prima - rivolta a Messina Denaro. O meglio a quella persona, così come si era fatta conoscere all'interno della struttura medica palermitana, in cui si era curata per quasi due anni. Per spingerlo a colmare quei buchi neri di trentennale durata. «Al signor Andrea Bonafede - l'identità presa "in prestito" dal padrino - avrei da dire una sola cosa: se, facendoti prestare una vita che non meriti, nel cammino della malattia ti fossi specchiato in ognuno dei tuoi errori, adesso parla, fallo ora che sai che non manca molto al momento in cui quel bambino e tutti gli altri te li ritroverai davanti».
Randazzo però ne ha anche per chi, dopo l'arresto, ha sollevato l'ombra dei sospetti sul personale della clinica. Prima la difesa: «Ci sono persone che da oltre vent'anni escono di casa ogni mattina per servire e non per apparire e che con il loro lavoro hanno dimostrato concretamente che il miglior medico in Sicilia non è più l'aereo». E poi l'attacco: «La volgarità, l'insinuazione, l'illazione sono state le scorciatoie più imboccate in queste ore quando invece le responsabilità e le risposte sono scritte tutte nella cartella clinica della Repubblica Italiana. Per la quale - mi pare evidente - non c'è schema di terapia che possa condurre a guarigione».




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