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UCRAINA

Nel campo di detenzione di Kursk, il racconto di un uomo tornato senza dita

Rapito con il padre della moglie da un villaggio vicino alla capitale, è tornato solo e con anima e corpo martoriati
Reuters
Nel campo di detenzione di Kursk, il racconto di un uomo tornato senza dita
Rapito con il padre della moglie da un villaggio vicino alla capitale, è tornato solo e con anima e corpo martoriati
KIEV - «Ci hanno lasciato per giorni in un campo sotto la pioggia». Il racconto di un uomo, rapito dall'esercito russo insieme al suocero, e tornato solo, con le dita dei piedi amputate. Un uomo di 31 anni è stato portato via dall...

KIEV - «Ci hanno lasciato per giorni in un campo sotto la pioggia». Il racconto di un uomo, rapito dall'esercito russo insieme al suocero, e tornato solo, con le dita dei piedi amputate.

Un uomo di 31 anni è stato portato via dall'esercito russo dallo scantinato in cui si nascondeva con la moglie, il figlio di cinque anni e il suocero. Viveva a Andriivka, un piccolo villaggio a nord di Kiev. Lì i russi sono arrivati all'inizio di marzo. Entrati nella sua casa, lo hanno portato via con il padre della moglie. Alla Bbc il 31enne racconta di essere stato bendato e portato in un campo, e lì torturato.

«Ci hanno tolto gli stivali, li hanno riempiti di acqua fredda e ce li hanno rimessi ai piedi». Per tre o quattro giorni, dice, sono rimasti sdraiati a terra, con la pioggia che continuava a cadere. «Faceva sempre più freddo». A quel punto il suocero era ancora con lui. Poi sono stati caricati su degli elicotteri, insieme ad altri prigionieri, e dopo un viaggio estenuante, e una sola ciotola di porridge, un pezzo di pane e un biscotto come pasto nel giro di diversi giorni, sono arrivati nel centro di detenzione preventiva di Kursk.

«Quando mi hanno tolto la benda dagli occhi, ho visto i miei piedi. Le mie dita erano diventate nere». Quindi ha chiesto di essere curato e, portato in un ospedale da campo, i suoi piedi sono stati solo bendati. «Poi ci hanno dato delle uniformi e tagliato i capelli e ci hanno che ci avrebbero vaccinati, il che si è rivelato essere un eufemismo per un pestaggio». Man mano che i giorni passavano, il 31enne iniziava a non sentire più le dita dei piedi e a sentire un odore di marcio salire dal bendaggio.

Dopo tre settimane di prigione, ha subito un intervento ai piedi. Le dita di entrambi sono state amputate. Dopo un'ulteriore settimana è stato rispedito in Ucraina, da dove ora racconta la sua storia, aspettando di potersi ricongiungere con la famiglia, che è riuscita ad arrivare in Belgio. Ma, da quando è stato operato, non ha più avuto notizie del suocero.

Prigionieri anche per anni - Gli scambi di prigionieri sono all'ordine del giorno. Con l'invasione in Ucraina molti civili vengono rapiti dall'esercito russo, con la speranza di scambiarli con prigionieri militari russi. A dirlo è il vice primo ministro ucraino Verechuck. «Cercano di usarli, anche se è vietato dalla Convenzione di Ginevra».

Non tutti però sono o sono stati imprigionati nell'ultimo periodo. Ma il loro stato viene comunque usato ora per trarre vantaggio nella guerra attualmente in corso. Ne è l'esempio il caso dell'ex soldato americano della Marina Trevor Reed, condannato a Mosca nel 2019 per aver messo in pericolo la vita di due agenti di polizia mentre era ubriaco.

Il 30enne americano è stato rilasciato nei giorni scorsi in cambio del pilota russo Konstantin Yaroshenko, arrestato in Liberia nel 2010 dalle Forze speciali americane. Non è chiaro cosa abbia comportato questo scambio a livello politico e strategico, ma lo stesso presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha dichiarato che «le trattative che ci hanno permesso di riportare a casa Trevor, hanno richiesto decisioni difficili che non prendo alla leggera».

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