«Abolire il secondo emendamento, basta armi»

Lo propone l'ex giudice della Corte Suprema John Paul Stevens
NEW YORK - Il secondo emendamento della costituzione americana, quello che sancisce il diritto per tutti i cittadini a possedere armi da fuoco, va abolito. A sfidare uno dei tabù più radicati nella cultura statunitense è l'ex giudice della Corte Suprema John Paul Stevens in un articolo pubblicato sul New York Times.
Stevens, 97 anni, divenne uno dei saggi dell'Alta Corte nel 1975, nominato dal presidente repubblicano Gerald Ford.
«Le proteste di questo fine settimana parlano chiaro - sostiene l'ex giudice - se si vuole una vera normativa sul controllo delle armi bisogna toccare la Costituzione. Le manifestazioni meritano il nostro rispetto. Rivelano ampio sostegno a nuove norme che minimizzino il rischio di stragi di bambini e di altri nella nostra società».
L'ex custode della Costituzione definisce il Secondo Emendamento «un fossile del Diciottesimo Secolo». Stevens fa notare che per oltre 200 anni, «era convinzione unanime che l'Emendamento non mettesse limiti alla capacità del governo federale o degli Stati di emanare leggi anti-armi».
Ricordando che nel 1939 la Corte Suprema decise all'unanimità che il Congresso poteva proibire il possesso di fucili a canne mozze perché questo tipo di arma non aveva alcuna relazione con la conservazione o l'efficienza di una "ben regolata milizia", l'ex giudice punta i riflettori sulle prime campagne della National Rifle Association degli anni Sessanta che per la prima volta collegarono le limitazioni al diritto a portare armi al Secondo Emendamento e cita l'ex Giudice Capo Warren Burger: «Una delle maggiori frodi, e ripeto frodi, perpetrate da gruppi di interesse contro il popolo americano».




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