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SIRIA

Isis decapita un altro ostaggio, che si ribella: "Non vi perdonerò, siete degli oppressori"

Il video, individuato dagli attivisti dell'Osservatorio siriano, mostra un giovane prima dell'esecizione che si difende: "Lo giuro, non ho insultato Allah! Dove sono gli arabi?"
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Isis decapita un altro ostaggio, che si ribella: "Non vi perdonerò, siete degli oppressori"
Il video, individuato dagli attivisti dell'Osservatorio siriano, mostra un giovane prima dell'esecizione che si difende: "Lo giuro, non ho insultato Allah! Dove sono gli arabi?"
ALEPPO - Sarebbe la prima volta, se confermata, che in un video diffuso dall'Isis un condannato a morte riesce a ribellarsi pronunciando il proprio pensiero contro i suoi oppressori. Il video in questione - come riferisce l'Huffington Post - è...

ALEPPO - Sarebbe la prima volta, se confermata, che in un video diffuso dall'Isis un condannato a morte riesce a ribellarsi pronunciando il proprio pensiero contro i suoi oppressori.

Il video in questione - come riferisce l'Huffington Post - è stato individuato dagli attivisti dell'Osservatorio siriano per i diritti umani, ma non è più disponibile in rete, forse proprio a causa di questi commenti.

"Non vi perdonerò. Siete degli oppressori", urla quello che dovrebbe essere Obaid Jasem Shehab, ragazzo che viene mostrato in ginocchio e bendato.

La scena, girata nella Siria nord-orientale, risalirebbe al 26 gennaio. Alle spalle del ragazzo, messo al patibolo, un uomo dell'IS legge la sentenza: "Obaid Jasem Shehab ha insultato Allah". E qui il condannato replica: "Lo giuro, non ho insultato Allah!".

il terrorista prosegue la sua preghiera di morte: "L'onnipotente Allah ha dato il potere ai suoi servi mujaheddin di arrestarlo e di provare senza coercizione che ha insultato Dio e non se n'è pentito quando poteva. Quindi la corte islamica lo ha condannato a morte per decapitazione, con l'accusa di apostasia". 

È quindi la volta del boia, ma il giovane rifiuta di piegare il capo e urla: "Non vi perdonerò. Non sono quello che dite voi. Dov'è la gente di al-Sheddadi, dove sono gli arabi?".

Il brusio della folla non ferma la sentenza. Il destino del condannato è segnato. Il suo capo, reciso, viene posto in mezzo alle sue gambe. Il rito di sangue termina, mentre i responsabili militari americani promettono che "stanno raccogliendo più informazioni possibili di intelligence sulle difese Isis a Mosul per decidere se raccomandare l'invio di truppe sul terreno per coadiuvare l'esercito iracheno nella riconquista" della 'capitale del Califfato'.

Nel frattempo la lotta allo Stato Islamico prosegue anche uno con uno squadrone di F16 degli Emirati arabi uniti che stazionerà in Giordania, per dimostrare il sostegno del regno alle iniziative dell'esercito di Amman nell'ambito delle operazioni della Coalizione contro l'autoproclamato Stato islamico (IS). Lo afferma un comunicato ufficiale dell'emirato. Gli Emirati avevano interrotto i raid in dicembre, proprio dopo il rapimento del pilota giordano poi ucciso dall'IS.

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