L'(anziano) ayatollah nel mirino, prepara la sua successione

A 86 anni compiuti, Ali Khamenei sta riflettendo sui nomi che potrebbero prendere il suo posto. Tra i papabili il figlio secondogenito Mojtaba, Alireza Arafi eHashem Hosseini Bushehri.
TEHERAN - A 86 anni compiuti l'ayatollah Ali Khamenei ha senza dubbio le stimmate del sopravvissuto, dopo aver condiviso in gioventù la galera del regime dello Shah con compagni di cella comunisti, essere sfuggito agli albori della Rivoluzione Islamica a un attentato dinamitardo che gli ha lasciato segni permanenti sul corpo e aver sfidato per decenni Usa e Israele.
«Un martire in vita», negli osanna dei discepoli, che questa volta - tuttavia - potrebbe ritrovarsi con margini di tempo e di manovra ristretti per provare a predisporre le carte d'una successione sempre meno lontana.
L'attacco del «piccolo Satana sionista» - associato da una certa retorica al «grande Satana americano» del passato - lo ha costretto a trasferirsi in un bunker blindato nel sottosuolo di Teheran, con la famiglia e un nucleo di fedelissimi, stando a ipotesi e indiscrezioni mediatiche.
Da dove continua a dettare la linea e ad arringare il popolo nella veste di Guida Suprema e arbitro ultimo dei destini della Repubblica Islamica; ma non senza delegare ormai parte della linea di comando. Come sembra confermare, ammesso che sia vero, il fresco trasferimento di alcuni suoi poteri esecutivi al Consiglio supremo dei Guardiani della Rivoluzione (i pasdaran).
Una scelta obbligata, pare, mentre sulla capitale e su altre province dell'Iran i raid israeliani si susseguono tra fuoco e fiamme. Lasciandogli però, se non altro, l'opportunità di riflettere su chi potrebbe fargli da erede, se il sistema di potere reggerà, al vertice della gerarchia sciita e dello Stato dei mullah.
La rosa dei favoriti, a credere a Morad Veisi, analista di Iran International, canale d'informazione non imparziale legato ad ambienti dell'opposizione in esilio con base a Londra che pretende di avere fonti affidabili in patria, potrebbe ridursi a tre nomi: sottoposti alle valutazioni che Khamenei condivide - a quanto fa eco un'analisi della Reuters - con una ristrettissima cerchia di consiglieri e confidenti storici, dal capo del suo staff Mohammad Golpayegani, al vice Ali Asghar Hejazi, agli ex ministri degli esteri Ali Akbar Velayati e Kamal Kharazi, all'ex presidente del parlamento Ali Larijani.
Il primo nome altri non è se non quello del figlio secondogenito della stessa Guida, il 55enne Mojtaba Khamenei, chierico di medio rango a causa dell'età, allevato comunque dal padre per 27 anni con incarichi di crescente responsabilità politica, fino a diventare uno degli uomini più influenti nella definizione delle linee strategiche recenti del regime.
Una figura troppo giovane, forse, per la tradizione sciita, ma che potrebbe scavalcare contendenti più ieratici in tempi di crisi. Come in fondo fece anche suo padre nel 1989: succeduto appena 50enne nei panni di Guida Suprema al padre della Rivoluzione, l'ayatollah Khomeini, dopo che questi l'aveva promosso al suo fianco prima della morte quale continuatore di un rigorismo conservatore da opporre al riformismo dello 'scomunicato' grande ayatollah Hossein-Ali Montazeri o alle oscillazioni centriste di Ali Akbar Rafsanjani.
Restano in ogni caso almeno due alternative a Mojtaba che risultano gradite a Khamenei senior. Quella di Alireza Arafi, 66 anni, membro del Consiglio dei Guardiani e vicepresidente dell'Assemblea degli Esperti, nonché ex rettore dell'Università Internazionale Al-Mustafa, indicato da Veisi come un predicatore infiammato e un ascoltato suggeritore della Guida.
O quella del 69enne ayatollah, Hashem Hosseini Bushehri, numero due di fatto della gerarchia religiosa in quanto Imam pro-tempore e leader della preghiera del Venerdì nella città santa di Qom: il più anziano del lotto e quello con la maggiore autorità dottrinale dei tre.