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Il governo vuole "decolonizzare" i programmi scolastici

I dettagli di questo progetto di riforma stanno suscitando accese discussioni
Depositphotos (michaeljung)
Fonte Ats Ans
Il governo vuole "decolonizzare" i programmi scolastici
I dettagli di questo progetto di riforma stanno suscitando accese discussioni
LONDRA - "Differenziare" i programmi scolastici e "decolonizzare" alcuni soggetti di studio della storia per renderne l'impostazione meno "monoculturale". È l'obiettivo di un progetto di riforma in via di valutazione da parte del ministero dell'Educ...

LONDRA - "Differenziare" i programmi scolastici e "decolonizzare" alcuni soggetti di studio della storia per renderne l'impostazione meno "monoculturale". È l'obiettivo di un progetto di riforma in via di valutazione da parte del ministero dell'Educazione del governo britannico laburista di Keir Starmer, secondo anticipazioni pubblicate oggi in prima pagina, e non senza polemica, dal Daily Telegraph: giornale filo-conservatore che cavalca da tempo, assieme ad altre testate di destra, la campagna contro la cosiddetta "cancel culture" e gli eccessi del politicamente corretto imputati al progressismo "woke".

Stando a documenti interni visionati dal Telegraph, e in attesa di conferme ufficiali, la ministra Bridget Phillipson risulta aver sollecitato gli uffici del suo dicastero a predisporre «una revisione» dei programmi correnti, bollati come «datati», in modo da «rinfrescarli» per riflettere in maniera più esplicita «le differenze» culturali della società britannica odierna.

Il giornale non manca di evidenziare le critiche dell'opposizione Tory, con la ministra ombra Laura Trott che chiede al Labour, semmai, d'investire nella scuola per migliorane la qualità e l'ex viceministro John Hayes che rinfaccia a Phillipson di voler «minare le basi dell'educazione dei giovani» attraverso un approccio «ideologico» tale da mettere in discussione «i fatti» della storia o persino «la lingua inglese».

Di tutt'altro avviso la National Association of Head Teachers, sindacato che rappresenta circa 49'000 fra presidi e insegnanti senior nelle scuole del Regno Unito, secondo cui occorre far sì che i programmi «riflettano le diversità» della società britannica attuale in modo più ampio e superino ciò che resta del retaggio persistente di certi «pregiudizi razziali» legati all'eredità del defunto Impero britannico.

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