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GUERRA IN UCRAINA

Gli "angeli della morte" di Black Tulip

Un lavoro piuttosto insolito il loro, ma estremamente importante per le famiglie dei soldati caduti in battaglia.
Attenzione: Queste immagine potrebbero urtare la vostra sensibilità e non sono adatte a un pubblico minorile.
Reuters
Attenzione: Queste immagine potrebbero urtare la vostra sensibilità e non sono adatte a un pubblico minorile.
Gli "angeli della morte" di Black Tulip
Un lavoro piuttosto insolito il loro, ma estremamente importante per le famiglie dei soldati caduti in battaglia.
KIEV - Per quanto macabro possa risultare, il loro impegno a servizio delle famiglie dei soldati morti in Ucraina è lodevole. Spesso i parenti dei caduti riescono a trovare un po' di pace soltanto alla vista del cadavere del defunto. Risi...

KIEV - Per quanto macabro possa risultare, il loro impegno a servizio delle famiglie dei soldati morti in Ucraina è lodevole. Spesso i parenti dei caduti riescono a trovare un po' di pace soltanto alla vista del cadavere del defunto. Risiede proprio in questo la missione dei volontari di Black Tulip: dissotterrare e consegnare i corpi dei soldati morti in battaglia alle rispettive famiglie, senza fare distinzione di nazionalità. 

I corpi dei soldati ucraini vengono consegnati alle rispettive famiglie, mentre i corpi dei soldati russi vengono consegnati alle autorità di Kiev e scambiati con i cadaveri degli ucraini caduti e raccolti oltre le linee nemiche dai soldati russi.

Lo scambio avviene lungo la linea del fronte ed è sottoposto alla massima segretezza: non esistono cifre ufficiali sul numero di morti scambiati, ma secondo una fonte del Guardian i rappresentanti di Kiev e di Mosca si sarebbero incontrati «almeno una 20ina di volte» per scambiare i cadaveri in loro possesso.

Dall'inizio della guerra in Ucraina, i cosiddetti "angeli della morte" hanno recuperato oltre 1000 saldati, tra i quali 331 di nazionalità russa. «Per ogni soldato russo portiamo a casa un ucraino», aveva dichiarato a Bloomberg il volontario Oleksiy Yukov. Riguardo alla sua professione aveva aggiunto di volere «salvare più anime e riportare più corpi alle loro famiglie» e che la pratica lo faceva sentire «più umano». 

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