Una sesta ondata? Ecco cosa dicono i dati

Un virologo critica la classe politica di star prendendo sotto gamba la pandemia, che «non è finita»
EUROPA - Per la politica la pandemia è finita. Secondo un virologo britannico i dati Covid registrati in tutta Europa potrebbero essere indicatori di una sesta ondata. A colpo d'occhio, è in effetti possibile vedere che i casi giornalieri sono in aumento, ma ricoveri e decessi restano mediamente bassi.
Misure, restrizioni e mascherine stanno scomparendo. Ultima a dare notizia di un ulteriore rilassamento delle regole volte a rallentare le ondate di Coronavirus è stata la Francia, dove da oggi non è più obbligatorio indossare la mascherina nei luoghi chiusi. Ma potrebbe ritornare? È quello che si chiede Stephen Griffin, virologo dell'Università di Leeds, che, interpellato dal Guardian, ha espresso le sue preoccupazioni.
«Se si prendono le distanze e si sorveglia di meno la situazione, rallentano le capacità del Paese di rispondere e adattarsi a future ondate o picchi di infezione». Il problema è soprattutto di tipo politico, in quanto, afferma il virologo, «i governi ignorano il fatto che la pandemia non è finita».
Tanti nuovi casi, diminuiscono i decessi - In linea generale, i contagi da Coronavirus stanno nuovamente aumentando. A dettare questa "ondata" è soprattutto Omicron 2, ma non è irrilevante il fatto che diversi Paesi stanno annullando la maggior parte delle restrizioni.
In Francia è stato registrato un aumento del 16,57% nei nuovi casi settimanali, in Italia del 39% e in Germania e Belgio del 24%. In Italia, Francia e Belgio, i decessi diminuiscono: rispettivamente, -18%, -25% e -14%. In Germania la situazione sembra un po' più critica, con un aumento, causato da o con Covid, del 5%. A livello di ricoveri in terapia intensiva, solo in Germania, tra i Paesi presi in considerazione, i pazienti stanno aumentando.




Su alcuni temi riceviamo purtroppo con frequenza messaggi contenenti insulti e incitamento all'odio e, nonostante i nostri sforzi, non riusciamo a garantire un dialogo costruttivo. Per le stesse ragioni, disattiviamo i commenti anche negli articoli dedicati a decessi, crimini, processi e incidenti.
Il confronto con i nostri lettori rimane per noi fondamentale: è una parte centrale della nostra piattaforma. Per questo ci impegniamo a mantenere aperta la discussione ogni volta che è possibile.
Dipende anche da voi: con interventi rispettosi, costruttivi e cortesi, potete contribuire a mantenere un dialogo aperto, civile e utile per tutti. Non vediamo l'ora di ritrovarvi nella prossima sezione commenti!