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COMO: Bufera in Borsa su operazione Dmail.it dopo acquisizione testate locali

La Consob ha consegnato alla magistratura un fascicolo su DMail.it per aggiotaggio: la società ha acquistato di recente il gruppo Netweek di cui fa parte anche il Giornale di Como
COMO: Bufera in Borsa su operazione Dmail.it dopo acquisizione testate locali
La Consob ha consegnato alla magistratura un fascicolo su DMail.it per aggiotaggio: la società ha acquistato di recente il gruppo Netweek di cui fa parte anche il Giornale di Como
MERATE - Bufera sulla D.Mail, la società di distribuzione che recentemente avrebbe acquistato il gruppo Netweek, di cui fanno parte settimanali diffusi come il Giornale di Como, il Giornale di cantù, il Giornale di Erba, il Giornale ...
MERATE - Bufera sulla D.Mail, la società di distribuzione che recentemente avrebbe acquistato il gruppo Netweek, di cui fanno parte settimanali diffusi come il Giornale di Como, il Giornale di cantù, il Giornale di Erba, il Giornale di Merate e il Giornale di Lecco. La Consob, la Commissione di controllo delle società quotate in borsa, ha consegnato all'Autorità giudiziaria milanese un fascicolo su Dmail.it per ipotesi di aggiotaggio svolta sui mercati finanziari (art.18 del testo unico della finanza). La vicenda risale al novembre scorso quando la Banque Populaire du Luxemburg annunciò tramite una lettera di essere interessata ad acquistare, per conto di altre società, l'81 per cento del gruppo attivo nel settore della vendita ondine e tradizionale di prodotti di regalo, ad un prezzo di 18 euro per azione. Una follia visto che l'azione stessa stagnava a 7-8 euro al Numtel, il nuovo mercato telematico della borsa valori di Milano. L'offerta aveva validità fino al 20 dicembre 2001. Molti erano però apparsi gli aspetti strani di questa vicenda, subito rimarcati da interventi autorevoli di giornalisti economici di Repubblica, Il Sole 24 ore e Corsera. Su tutti uno: chi potevano essere i misteriosi acquirenti che si nascondevano dietro la Popolare del Lussemburgo? Tutte le aziende primarie del settore, da Seat, Wind-Infostrada fino alla statunitense Amazon.com avevano smentito di essere interessate alla minuscola società italiana. Nel frattempo, ma questa era rimasta più che altro una notizia locale, il gruppo Dmail raggiungeva un accordo con la Gidiemme Stampa Srl, la finanziaria dei soci di maggioranza del Giornale di Merate e di altre testate sorte negli ultimi anni in alcune province lombarde. In base a questo accordo i tre soci, Gianluigi Viganò, Giancarlo Ferrario e Angelo Baiguini avrebbero ceduto tutte le loro quote societarie (mantenendo soltanto un simbolico 1% ciascuno) alla Dmail stessa ottenendo in cambio non "carta" come usa al numtel ma soldi freschi, qualcosa come 13 miliardi al lordo di imposta di capital gain. Una somma elevatissima per il pur articolato gruppo di testate locali molte delle quali, peraltro, non sembrano aver incontrato il medesimo successo che hanno testate settimanali storici come il Giornale di Lecco (direttore Giancarlo Ferrario) e il Giornale di Merate (direttore Angelo Baiguini), probabilmente il più diffuso e il più redditizio di tutto il gruppo.Mentre fervevano queste trattative la Consob avviava un'indagine anche perché non aveva ricevuto copia dell'offerta come invece prevede il regolamento di borsa. C'erano tra l'altro vincoli di lock-up con scadenza per l'80% del capitale il 20 dicembre 2002 che sarebbero comunque decaduti in caso di adesione all'offerta di pubblico acquisto (Opa), lanciata appunto dal misterioso investitore attraverso la Popolare del LussemburgoBastò comunque la notizia dell'Opa a 18 euro per scatenare una vera corsa all'acquisto dei pochi titoli flottanti, tanto che il 5 novembre l'azione Dmail fu sospesa più volte per eccesso di rialzo, chiudendo la seduta con un'impennata del 37% a 14 euro. Ma per un piccolo azionista ingenuo che correva ad acquistare titoli c'era naturalmente un'azionista assai più scaltro che vendeva mettendo a segno guadagni enormi. Poniamo che qualcuno prima che si diffondesse la notizia dell'Opa a 18 euro avesse fatto pian piano il pieno di titoli Dmail a 8 euro. Il 5 novembre ed anche i giorni successivi avrebbe potuto rivenderli a dose modeste a 12-15 euro mettendo a segno una speculazione lucrosissima. Chi? Probabilmente tutti coloro che in un modo o nell'altro avevano l'opportunità di gravitare nell'orbita della piccola società, impegnata, come dicevamo nell'acquisto del gruppo Netweek. Come stanno esattamente le cose lo stabilirà adesso la Magistratura di Milano. Restano centinaia di piccoli azionisti trattati come il solito parco buoni della old economy e quattro furboni che probabilmente hanno fatto soldi a palate. L'azione Dmail ha chiuso venerdì 22 marzo a 6,998 euro, sotto del 60 per cento rispetto al prezzo di collocamento, 17,5 euro nel dicembre del 2000.A seguito di tutte queste vicende, il 12 marzo scorso l'amministratore delegato Rinaldo Denti ha presentato le dimissioni irrevocabili. Il manager ha ceduto integralmente la sua partecipazione in Banfort Consultadoria e Servicoes Sa (azionista di riferimento che detiene circa il 46% di Dmail), pari al 49% del capitale della stessa. Denti ha mantenuto la presidenza di D-Media, la società editoriale controllata all'83% da Dmail.it che gestisce, in partnership con Bloomberg, il settimanale Bloomberg investimenti, il mensile Trading ondine e, probabilmente, anche tutti i giornali locali della catena Netweek. Secondo indiscrezioni un posto nel board di comando di D-Media l'avrebbe proprio Gianluigi Viganò.

di Bob Decker



Si ringrazia Merateonline

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