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Dal MondoCOMO: Uccisero Carabiniere, 11 anni a fruttarolo comasco

30.08.01 - 19:04
La Sentenza di Secondo Grado conferma le condanne inflitte dalla Corte d’Assise di Busto Arsizio per l’omicidio del giovane Sottufficiale Giovanni Palerno, ammazzato del ‘98 a Caronno Pertusella
COMO: Uccisero Carabiniere, 11 anni a fruttarolo comasco
La Sentenza di Secondo Grado conferma le condanne inflitte dalla Corte d’Assise di Busto Arsizio per l’omicidio del giovane Sottufficiale Giovanni Palerno, ammazzato del ‘98 a Caronno Pertusella
ROVELLO PORRO.

Condanne per quasi mezzo secolo quelle inflitte il 15 giugno dello scorso anno dalla Corte d’Assise di Busto Arsizio al termine della lunghissima Camera di Consiglio riunitasi per quantificare le pene da infliggere ai tre imputati al processo per l’omicidio del Maresciallo dei Carabinieri di Caronno Pertusella (Varese), Giovanni Palermo, avvenuto la notte a cavallo fra il 2 e il 3 luglio del ’98: sentenza pressoché confermata ora in Secondo grado anche se sensibilmente ridotta. La pena più pesante è stata riservata a Raffaele Bottillo, 33enne di Canegrate, che è stato condannato a 19 anni di reclusione contro i 21 anni del Primo Grado per omicidio a scopo rapina e ritenuto l’esecutore materiale. Altri 16 anni 4 mesi (2 mesi in meno) all’ex guardia giurata 29enne Orazio Nasca di Garbagnate Monastero (considerato il basista e accusato di concorso non voluto in omicidio) e 10 anni e 8 mesi, contro gli iniziali 11, al fruttarolo comasco Franco Franchi, 43 anni di Rovello Porro. Anche per lui l’accusa era di concorso non voluto in omicidio per aver fatto da autista agli altri due portandoli a Caronno Pertusella dove avvenne il tragico fatto di sangue e per aver aiutato con la sua auto l’assassino a fuggire. Una sentenza per certi versi prevedibile anche sulla scorta delle dichiarazioni rese da Bottillo che aveva deciso di ammettere le sue responsabilità raccontando i retroscena che portarono alla morte del giovane Sottufficiale dell’Arma. Dal canto suo Franco Franchi aveva ammesso la partecipazione pur prendendo nettamente le distanze dal delitto e ammettendo di aver fatto soltanto da autista agli altri. Forse si aspettava una riduzione più consistente dall’Appello. Ma i Giudici hanno ritenuto di doverlo condannare quantomeno a 10 anni e 8 mesi perché, pur non avendo partecipato direttamente, era consapevole del rischio che il raid avrebbe comportato. Dopo che il Presidente della Corte d’Assise di Busto Arsizio aveva dato lettura al dispositivo di sentenza, i tre imputati avevano dichiarato ai cronisti che si aspettavano “un po’ più di clemenza”. Ma è già tanto che non li abbiano spediti ai lavori forzati (n.d.r.). Al Secondo Grado c’era anche la signora Maria, la vedova del giovane Carabiniere ammazzato: la donna non ha voluto fare commenti e si è allontanata assieme ad alcuni colleghi del congiunto ucciso. Con questa sentenza una tragica storia che tanta commozione aveva suscitato all’epoca in tutto il Varesotto ed il Comasco. Quella notte, su “imbeccata” di Nasca, Bottillo si nascose all’interno della ditta dismessa “Codelca” di Caronno Pertusella in attesa che entrassero i colleghi dell’ex Guardia Giurata, per il loro normale giro di ispezione. L’intenzione era quella di rapinare loro le armi in dotazione con le quali sarebbe poi stata compiuta una rapina. Avvertiti da un uomo che aveva visto Bottillo scavalcare la recinzione della ditta, sul posto arrivarono i Carabinieri di Saronno. Tra loro vi era il Maresciallo Palermo che entro nel capannone trovandosi faccia a faccia con il suo assassino. Dopo aver sparato Bottillo fuggì attraversando anche il giardino di una villetta adiacente alla Codelca. La sua fuga venne aiutata dal fruttarolo di Rovello Porro.

di Bob Decker

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