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TICINOGATE: La grande scalata dall'Italia alla Svizzera di Gerardo Cuomo

L'identikit di un boss della malavita che aveva costruito il suo impero grazie alle connivenze istituzionali elvetiche, italiane e montenegrine. E mentre lui è in carcere c'é che "cura" ancora i suoi affari.
TICINOGATE: La grande scalata dall'Italia alla Svizzera di Gerardo Cuomo
L'identikit di un boss della malavita che aveva costruito il suo impero grazie alle connivenze istituzionali elvetiche, italiane e montenegrine. E mentre lui è in carcere c'é che "cura" ancora i suoi affari.
COMO. Era un anno fa quando i Gendarmi di Montecarlo gli rovinarono la festa notificandogli il provvedimento di espulsione dal territorio monegasco deciso dopo una segnalazione di “allerta” giunta in Gendarmeria dalla Direzione Investigativa Ant...
COMO. Era un anno fa quando i Gendarmi di Montecarlo gli rovinarono la festa notificandogli il provvedimento di espulsione dal territorio monegasco deciso dopo una segnalazione di “allerta” giunta in Gendarmeria dalla Direzione Investigativa Antimafia di Bari. Da quel momento a Gerardo Cuomo, 54 anni, napoletano verace che ha ottenuto, non si sa come, il permesso di dimora in Svizzera, con trascorsi bolognesi, frequentazioni pugliesi e siciliane, cominciò a mancare il terreno sotto i piedi e capì che stava per crollare il suo impero criminale e miliardario. La sua facciata di persona rispettabile della “high society” elvetica cominciò a traballare. Quel giorno Cuomo, già in smoking e pronto a partecipare al Gran Ballo organizzato a Montecarlo in onore della Croce Rossa, l venne portato via senza tanti complimenti e sbattuto fuori dal Principato. La fine della sua vita in riva alle coste monegasche non la digerì proprio se è vero che, secondo quanto accertato dalla Dia di Bari, smosse mari e monti interpellando anche il suo grande amico magistrato Franco Verda. Nulla servirono i suoi tentativi per evitare l’esplusione. Prima di essere portato via telefonò direttamente a Verda sollecitandolo “a fare qualcosa”. L’unica cosa che ottenne fu un invito dal Magistrato ticinese a non parlare inutilmente al telefono. Non certo domo, Cuomo fece ricorso che venne respinto e dovette fare definitivamente le valigie. Questa vicenda, corredata una montagna e mezza di intercettazioni telefoniche, compare nell'inchiesta della Direzione Antimafia di Bari in cui emerge la figura di Cuomo, personaggio chiacchierato già dagli anni ‘80, sospettato di contrabbando e spaccio di droga in Italia, imprenditore di grido in Svizzera, al centro di un presunto intrigo internazionale legato al traffico di sigarette. In Svizzera Cuomo si fa notare per la sua enormi disponibilità economiche tanto che nel '98, secondo quanto emergerebbe dalle indagini, rimane vittima un rapimento-lampo ed e' costretto a pagare un miliardo e mezzo di lire a un clan di italiani. Non si esclude che quel sequestro, in realtà, potesse essere una sorta di “regolamento di conti pacifico” in cui si è preferito evitare il ricorso alle armi. Pochi mesi fa, invece, nel maggio scorso e' costretto a pagare ancora un secondo riscatto per il rapimento del figlio, Mario, in balia di un gruppo di estorsori, sempre italiani. Due episodi mai denunciati “per –dicono gli investigatori - non attirare l’attenzione”. La figura di Cuomo, però, non é legata solo alla Svizzera, ed in particolare al Ticino. I segugi dell’Antimafia barese hanno spulciato negli archivi è hanno rintracciato vecchi fascicoli di inchiesta risalenti agli Anni ’80 e aperto dalla Procura di Palerno nell’ambito di una inchiesta condotta dai magistrati Inquirenti Falcone e Di Maggio sul contrabbando di sigarette gestito da Cosa Nostra. IN quel fascicolo sono descritti pure i rapporti di Cuomo, all’epoca, deteneva con un contrabbandiere della provincia di Brescia poi trasferitosi in svizzera. Il boss napoletanto, tuttavia, in quell’occasione non venne incriminato e la passò pressoché liscia. Ma di lui si continua a parlare. Lo tira in ballo Il boss pentito del nord barese, Salvatore Annacondia, (detto `O Manomozza) referente pugliese del clan Santapaola. Annacondia (uno dei principali accusatori del Clan calabrese dei Coco che aveva le sue ben solide base in Lombardia (e in particolare fra Lecchese, Comasco, Varesotto e Milanese) tratteggia Cuomo come un personaggio di spicco del contrabbando. Annacondia, circa 4 mesi fa è stato scarcerato proprio in virtù delle sue collaborazioni nelle inchieste antimafia di mezza Italia. Lo stesso boss pugliese fa molti altri nomi, tra cui quelli di due svizzeri, attualmente indagati dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Bari assieme al Procuratore Pubblico ticinese Franco Verda e la moglie di quest’ultimo, avvocato di fiducia di Cuomo. Nonostante le accuse del superpentito e gli elementi raccolti dagli investigatori il 54enne napoletano riesce a farla franca per l’ennesima volta ed esce indenne da queste inchieste, cosi' come era stato completamente scagionato al termine di complesse indagini avviate nell'86 a Bologna, città dove amava trattenersi in un esclusivo circolo di tennis. E a Bologna finì sotto inchiesta anche Alfred Bossert di Mendrisio per contrabbando di caffè in anni più recenti. Quando Cuomo, si scrollò di dosso i vari fascicoli aperti sul suo conto, si sarebbe rituffato a tempo pieno negli affari e malaffari condotti dal suo “eldorado” svizzero. E’ il ‘92 quando Cuomo si trasferisce a Lugano e fonda la “Maxime srl”, una società di import-export di liquori e, soprattutto (guarda il caso), tabacchi. La sua permanenza in Ticino fila via abbastanza tranquilla con solo qualche intoppo. Una delle poche tegole giudiziarie piovutagli sul capoccione nella Confederazione elvetica è del '94, quando venne arrestato su richiesta della Procura di Rotterdam con l’accusa di truffa fiscale. Tradotto: contrabbando. L’imprenditore napoletano per una settimana rimase in carcere. Una volta tornato in libertà avrebbe continuato a gestire i propri sporchi affari, divenuti nel frattempo sempre più consistenti. Dalle indagini della Direzione Investigativa Antimafia affiora l’immagine di un uomo che ama la bella vita, stringe amicizie altolocate, riceve nel suo megayacht da nove miliardi, tesse una tela che traghetta i suoi interessi negli Stati Uniti e nei Caraibi. Ma l'intuito per gli affari non basta a evitargli un bidone da parte di Francesco Prudentino. Il boss pugliese con cui intrattiene alcuni dei suoi loschi giri, dopo avergli promesso di restituirgli parte di una consistente somma dissequestrata dal Giudice Verda e sequestrata nell’ambito delle indagini sulla presunta truffa perpetrata attraverso la “Acque San Bernardino) Amministrata dalla moglie di Verda, prende i soldi e sparisce. vera la storia di questa "bidonata", visto che pare proprio che Prudentino stia ancora curando gli affari del boss?
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