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LOCARNO

«Noi due comici? Sì, perché siamo deboli e pieni di difetti»

Arriva a Locarno (il 16 e 17 aprile) l'esilarante spettacolo portato in scena da Marta Zoboli e Gianluca De Angelis
Foto Imago
«Noi due comici? Sì, perché siamo deboli e pieni di difetti»
Arriva a Locarno (il 16 e 17 aprile) l'esilarante spettacolo portato in scena da Marta Zoboli e Gianluca De Angelis

LOCARNO - Una coppia comica, affiatatissima, che fa proprio ridere (ovviamente nell'accezione elogiativa del concetto) e che porta in scena il travolgente spettacolo della finta storia di una vera amicizia.

Lei è l'eclettica Marta Zoboli, lui il macchiettistico e spassoso Gianluca De Angelis, volti noti di programmi come "Zelig" o "Only Fun" e in arrivo a Locarno, al Teatro Kursaal, il prossimo 16 aprile (e in replica il 17) con "Io e Gianlu". Dello spettacolo (e anche di altro) ne abbiamo parlato con l'attore.

Partirei da una constatazione e cioè che i vostri personaggi si trovano spesso alle prese con delle occasioni mancate. Si presentano a dei provini dove verranno scartati, sognano l'incontro passionale ma poi finisce che le loro aspettative andranno deluse: basandosi sulla indubbia e certo errata presunzione che vi sia sempre un po' di autobiografico in ogni finzione artistica, a voi come è andata in generale?
«Non mi aspettavo che giocassi un carico così alla prima domanda. Fossi un politico avrei dovuto prepararmi prima per risponderti con precisione a una cosa del genere. Mah...a dire il vero sia io che Marta non abbiamo mai vissuto dei grandi rifiuti, in questo senso, nel mondo dello spettacolo. Vabbè, se invece vuoi parlare dei miei "due di picche", allora ti porto tutto l'archivio in Ticino quando veniamo a fare lo spettacolo. Possiamo aprire dei faldoni che neanche al Maxi processo in un'aula bunker si sono visti».

Lo spettacolo, in questo caso l'arte comica, si fa spesso con la realtà e la realtà diciamo che offre parecchio materiale ai comici per avere sufficienti scorte di lavoro: dalla pubblicità alle mode, dalla politica al costume, in "Io e Gianlu" - dove si ride molto - di realtà passata al setaccio della trascendenza satirica e del teatro dell'assurdo se ne vede. Che tipo di coppia è quella che vedremo al Kursaal e da quale realtà da voi osservata proviene?
«Mah, per esempio, per quanto riguarda gli sketch di speed date ci siamo sempre ispirati alla realtà ma senza farci condizionare troppo, nel senso che abbiamo lavorato in brain storming, inventando nomi, situazioni di lavoro sempre surreali. C'è la realtà, naturalmente, ma la realtà poi travisata dal punto di vista comico. Nello spettacolo di scena a Locarno ribadiamo in più momenti che siamo amici e non una coppia sentimentale: questa è la nostra linea editoriale che portiamo avanti dal primo minuto e Marta non vedeva l'ora che si sapesse questa cosa. E poi, anche se non voglio spoilerare troppo lo spettacolo, dopo un disgraziato tentativo di incontro sessuale quell'occasione è obbligata a sfociare in un'amicizia, a diventare un'amicizia di lavoro, per cui noi diventiamo una coppia di fatto in termini lavorativi. Siamo alleati, diventiamo un duo in prima linea sul fronte lavorativo che la "svangano" insieme. La gente si diverte perché siamo molto noi stessi, siamo molto come dire deboli, molto vulnerabili, quindi è chiaro che vengono fuori tutti i difetti dell'essere umano. Oltre i personaggi, poi, sotto sotto, scava e scava, ci sono Marta e Gianluca, due persone ripeto vulnerabili, comiche, e il pubblico si riconosce in tutti i tic e i difetti che portiamo in scena».

Quando lo spettatore abbandona la sala, cosa ritieni - più di ogni altra cosa - gli rimanga addosso?
«È evidente che non vogliamo lanciare nessun tipo di "grande" messaggio con questo spettacolo, ma lasciare la nostra firma sul fatto che intanto è possibile un'amicizia fra uomo e donna: e credo che non sia poco dire una cosa del genere oggi, vista questa guerra dei sessi in tutti i sensi in corso. E poi cerchiamo di far ridere - e credimi non è mai semplice - perché questo è il nostro impegno, portando un'ora e mezza di leggerezza, di piacevolezza, per sganciare un po' la testa dai problemi».

E il surreale aiuta tanto...
«Siamo due comici che lavorano molto su questo registro e quindi, come dire, la componente onirica è molto forte e lo sketch assume un tono molto surreale, felliniano. Così, in questo modo, cerchiamo di traghettare lo spettatore verso stanze che di solito non si aprono magari durante l'arco della giornata. Ecco, di questo si tratta».

Il vostro interesse per la comicità ha origini diverse: quando avete capito che il mestiere di fare ridere sarebbe stato la vostra vita?
«Quando io facevo già il comico nel '93, Marta andava all'asilo...Io ho cominciato a 21 anni, ero iscritto all'università ma poi in realtà dopo pochi mesi che ero iscritto già facevo le mie prime serate nei locali di Milano e provincia. Marta ha avuto un percorso più teatrale, ha fatto diverse scuole, ma soprattutto ha frequentato un clown francese molto bravo quando viveva e studiava a Parigi e ha attinto anche dal mondo della clowneria. Io invece questa voglia di fare ridere ce l'ho sempre avuta, sin da ragazzino, è anche un'arma di difesa, un escamotage che ho innescato sin da studente per evitare anche le interrogazioni di matematica. Poi arrivò la mia prima apparizione pubblica una sera in un locale di Milano».

Milano, per voi comici, non può non volere dire la famosa scuola milanese del Derby: a chi hai guardato all'inizio per "rubare" il mestiere e i segreti che possono fare grande un attore comico?
«Ribadendo che è stato tutto molto istintivo, devo dire Teo Teocoli forse all'inizio come ispirazione, ma ho guardato anche ad Abatantuono per alcuni aspetti, per quel suo modo molto cinematografico di recitare. E poi però ho lavorato con un grande maestro quale è Paolo Rossi, che è stato un grande riferimento non solo per me ma anche per Marta. In momenti diversi ha incrociato la nostra strada. Nell'Olimpo però io ci metto Massimo Troisi, Francesco Nuti, Roberto Benigni, i riferimenti in assoluto più alti per me. Come comico ci metto anche Beppe Grillo e ovviamente Carlo Verdone».

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