L'interrogazione di Massimiliano Ay mette l'accento sulle recenti lamentele relative alla Legge sulle imprese artigianali
BELLINZONA - Tutelare gli artigiani che operano in Ticino dagli abusi della concorrenza estera è quanto la Legge sulle imprese artigianali (LIA), attraverso un apposito albo di categoria e una serie di controlli, si prefigge di fare. Tuttavia sembra che la suddetta legge «stia suscitando i più ampi malumori proprio da chi vorrebbe tutelare», ha sottolineato Massimiliano Ay in un'interrogazione presentata al Consiglio di Stato.
Il deputato comunista al Gran Consiglio mette in particolare l'accento sulle «pressioni estere» che avrebbero "influenzato" le modifiche subite dalla legge, svolgendo la propria azione a scapito delle «richieste degli artigiani locali, sempre respinte».
Il governo improvvisa? - Il secondo punto additato da Ay riguarda invece la tassa d'iscrizione all'albo degli artigiani, ridotta in breve tempo da 2000 a 600 franchi. Una scelta che secondo Ay dimostra come il governo dia «l'impressione di non conoscere la realtà in cui vivono gli artigiani in Ticino».
«Come si giustificano questi cambiamenti?» chiede infine il deputato che, soffermandosi sulla questione della tassa d'iscrizione chiede al Consiglio di Stato come si intende rimborsare chi ha già versato l'intero importo precedente, se i soli 600 franchi siano o meno sufficienti a coprire i costi dell'ufficio preposto e come intende reagire alle lamentele degli artigiani.