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Riri: forse non sapete proprio tutto...

Un pomeriggio a porte aperte per mostrare ai familiari di chi ci lavora il volto non convenzionale di un'azienda di successo, qui raccontato da uno dei suoi top manager
Riri: forse non sapete proprio tutto...
Un pomeriggio a porte aperte per mostrare ai familiari di chi ci lavora il volto non convenzionale di un'azienda di successo, qui raccontato da uno dei suoi top manager
MENDRISIO - Un pomeriggio con le porte aperte; per guardare da vicino, toccare ove possibile, insegnare dal vivo ai propri figli che cosa è Riri, per chi ogni giorno ci lavora. Atmosfera conviviale, clima rilassato di un momento di festa,...

MENDRISIO - Un pomeriggio con le porte aperte; per guardare da vicino, toccare ove possibile, insegnare dal vivo ai propri figli che cosa è Riri, per chi ogni giorno ci lavora. Atmosfera conviviale, clima rilassato di un momento di festa, giovedì la storica azienda di Mendrisio, che grazie alle sue cerniere ha reso celebre il Ticino nel mondo, ha accolto i familiari dei 350 dipendenti per mostrare loro il suo "volto" meno convenzionale. Presenti il ceo Renato Usoni, il cfo Andrea Moretta, il sales and marketing manager Nantas Montonati, ultimo acquisto in ordine di tempo ai vertici di un gruppo che oggi, con 81 anni di esperienza alle spalle, si divide  fra pelletteria (40%) e abbigliamento (30%), denim (18%) e outdoor/work-wear (12%). Cinquantadue anni, una laurea alla Bocconi e una carriera all'interno di realtà multinazionali «tra cui citerei Akzo Nobel, leader delle vernici», ha fatto della sua professione una passione, da trasmettere addirittura ai posteri e con modi nuovi, moderni. «Ho una figlia ormai adolescente che segue con entusiasmo Riri... su Instagram!».

Signor Montonati, come si arriva ai vertici di un'azienda di successo?

«Mi ha contattato l'attuale ceo, Renato Usoni, mio ex collega in Coats. Era il 2013».

Quanto ha esitato?

«Quando mi ha chiesto di entrare nella squadra non ci ho pensato molto…».

Difficile passare dalle vernici alle cerniere?

«Si, mondi diversi, ma la passione permette di superare qualsiasi ostacolo». 

Mai avuto paura di non essere all’altezza? 

«La sfida è sicuramente affascinante. Oltre agli 80 anni di storia, è il potere e la notorietà del brand Riri che francamente impressionano, anche chi viene, come me, da realtà ben più grandi».

Com'è essere l'ultimo arrivato?

«Purtroppo, o per fortuna, comincio a non essere più l'ultimo! Dopo oltre 4 anni è anche normale...». 

La prima cosa che fa quando arriva in ufficio?

«Siccome ho un metabolismo che mi permette di essere molto efficiente soprattutto alle prime ore del mattino cerco di affrontare gli impegni più "rognosi"».

Cosa tiene sulla scrivania?

«Una marea di zip e bottoni che ho sempre remore ad archiviare».

iPad o libri/agende di carta?

«La mitica agenda Riri, naturalmente».

Adesso però sia sincero. Sui jeans, almeno: cerniera o bottoni? 

«Nulla riesce ad essere più pratico di una cerniera».

Mai ceduto alla tentazione dei Levis’s 501?

«Sono più uno da Jacob Cohen che da 501, ormai».

Che cosa ama di più? Oltre alle cerniere, beninteso...

«Sono uno sportivo. Amo il tennis. A proposito: è bello sapere che agli ultimi Us Open Maria Sharapova vestiva Nike con una bellissima zip Riri! Devo dire però che, grazie alla natura e ai panorami della Svizzera, e al nostro ceo, mi sto convertendo alla bici».

E che cosa detesta? Oltre ai bottoni, s'intende.

«Decisamente il velcro, quanto di più cheap esista al mondo».

La sua prima cerniera?

«Probabilmente quella del fodero della racchetta da tennis». 

E la sua prima "lite" con una cerniera?

«Infinite. Per questo ho scelto il meglio».

Tempo libero?

«Bici: abbiamo una squadretta da dopolavoro in Riri decisamente mica male!».

È vero che, quando un "uomo Riri" esce, non riesce a fare a meno di guardare cerniere: della borsa di una donna, dei pantaloni di un uomo che incontra...?
 
«Non solo in Riri! Diciamo che preferisco guardare le cerniere delle donne che incontro, sicuramente. Anche perché quelle degli uomini è un filo "complicato"…».

Cerniere-dipendenti si diventa? 

«Assolutamente si. Io sono nel settore da 17 anni e oramai le riconosco da lontano».

Che cos’è Riri: accessorio o abbigliamento?

«Riri è il top. Anche sul cuscino di un divano valorizza il manufatto».

Mai regalato una borsa a una donna? 

«Sto già pensando alla prossima».

Borsa "Riri"?

«E sì, solo Riri».

Ma la cerniera piace ancora? 

«La cerniera è troppo bella e pratica per tramontare. È imbattibile. Mmagari con alti e bassi nella moda , ma è e rimarrà il modo migliore per arricchire un oggetto secondo me. Oltre naturalmente ai nostri bottoni di "design"».

Appunto. Nel 2008 Riri acquista Cobrax e i bottoni. Comprarlo era l’unico modo per sconfiggere i nemici?

«No, era un buon modo per fare sinergie di diverso tipo con un prodotto complementare nella funzionalità ma analogo nell’immagine e nel mercato di riferimento. Portare la tecnologia Cobra nel mondo della pelletteria di lusso dove Cobra non era presente è stato uno dei più grandi successi che potrò, spero, raccontare ai nipoti».

Chi è il nemico di Riri, oggi?

«Non abbiamo nemici, solo imitatori».

Il grande rivale nel mondo delle cerniere è giapponese. Come si compete con un Paese iper-tecnologico? 

«Con la differenziazione e le relazioni umane. oi sappiamo essere partner e non semplici fornitori nel mondo del lusso. Se voglio sviluppare un progetto chiamo Riri per prima, questo è certo».

E d'ora in poi, dove si va? Che direzione si prende?

«Stiamo cercando da un lato di completare la strada intrapresa sinora, essere il punto di riferimento dell’accessorio di lusso, dall’altro di fare ricerca per essere presenti anche in mondi completamente diversi. È nelle nostre corde».

 

 

 

 

 

 

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