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Quell'uomo al momento non ha la libertà condizionale

Nel 2010, dopo avere ucciso la moglie, venne condannato al carcere a vita. Secondo alcune fonti ora sarebbe uscito di prigione. Ma non è così.
Ti-Press (archivio)
Quell'uomo al momento non ha la libertà condizionale
Nel 2010, dopo avere ucciso la moglie, venne condannato al carcere a vita. Secondo alcune fonti ora sarebbe uscito di prigione. Ma non è così.

CASTEL SAN PIETRO - Fu un delitto brutale. Di quelli che fecero discutere tutta la Svizzera e non solo. Era la primavera del 2010 quando, a Castel San Pietro, nella frazione di Obino, un 33enne uccise la moglie 36enne incinta di quattro mesi, occultandone poi il corpo.

Il cadavere venne ritrovato qualche giorno più tardi nel lago di Como, in Italia. A novembre dello stesso anno l'autore del gesto venne condannato al carcere a vita. A distanza di quindici anni, l'uomo ora potrebbe chiedere di rivedere la sua situazione e di ottenere la libertà condizionale.

Proprio a tal proposito negli scorsi giorni è emersa una grossa incomprensione. Secondo alcune fonti vicine alla famiglia l'uomo si troverebbe in stato di semi libertà. Questa è la notizia che circolava nei dintorni di Castel San Pietro da alcune settimane.

Sollecitato da tio.ch l'Ufficio del Giudice dei provvedimenti coercitivi non ha voluto rilasciare alcuna dichiarazione in merito. In quanto qualsiasi informazione sul caso è coperta dal segreto d'ufficio.

Dalla Divisione della giustizia arriva finalmente il chiarimento. L'uomo, che oggi ha 48 anni, si trova ancora in carcere. Beneficia di alcuni congedi, ma non può allontanarsi di molto dalla struttura grigionese in cui è situato.

La legge svizzera prevede che dopo 15 anni di detenzione la situazione del condannato a vita possa essere riesaminata. In altre parole, se vi sono i presupposti e l'autore del reato ha dimostrato di avere effettuato un miglioramento tangibile e oggettivo, il giudice può decidere per la sua libertà condizionale. Libertà sottoposta comunque a una serie di restrizioni. 

Il tema è di strettissima attualità. Pochi mesi fa infatti il Consiglio federale ha proposto che la prima rivalutazione della situazione dei condannati a vita venga fatta dopo 17 anni di prigione e non più dopo 15. 

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