Cerca e trova immobili
CANTONE

Mortale di Sementina: «Una tragedia che si poteva evitare. Bastava prestare la giusta attenzione»

Chiesto per il camionista un anno di detenzione sospeso con la condizionale. La vittima, lo ricordiamo, aveva solo 17 anni.
Rescue Media
Mortale di Sementina: «Una tragedia che si poteva evitare. Bastava prestare la giusta attenzione»
Chiesto per il camionista un anno di detenzione sospeso con la condizionale. La vittima, lo ricordiamo, aveva solo 17 anni.

LUGANO - «Ho sempre guidato bene, non ho mai preso multe e ho sempre tenuto le distanze. Quella accaduta è stata una fatalità che non mi so spiegare». È quanto ha sostenuto oggi alle Assise correzionali di Lugano il 61enne italiano residente in provincia di Como che il 28 giugno 2023 a Sementina, alla guida del suo camion, travolse mortalmente una 17enne del Bellinzonese che si trovava in sella alla sua moto.

L'incidente è accaduto verso le 13.51 all'intersezione tra via al Ticino e via Locarno, e portò al quasi immediato decesso della vittima.

La pubblica accusa ha chiesto che il 61enne venga riconosciuto colpevole di omicidio colposo e condannato a un anno di detenzione sospeso con la condizionale per un periodo di prova di due anni. La difesa ha invece chiesto l'assoluzione.

La sentenza è attesa per le 14 odierne.

«Sono distrutto» - «Quello che stavo compiendo era l'ultimo viaggio della giornata. Non me lo aspettavo mai in tutta la vita, sono distrutto e non so come tirare avanti», ha detto l'uomo, che da allora non lavora più come autista.

Si è passati poi alla ricostruzione dell'incidente. «Ho visto le moto ferme, poi sono ripartite entrambe, ho girato la testa per guardare a sinistra, ho messo la marcia e sono partito anch'io. A quel punto ho sentito il camion alzarsi», ha dichiarato.

L'imputato ammette comunque di non aver guardato lo specchietto e di essersi accorto che la motociclista aveva la L di allieva conducente.

«Non ha guardato avanti e non ha guardato lo specchietto» - «L'incidente era evitabile? Sì, bastava prestare la giusta attenzione alla strada», ha detto dal canto suo il procuratore pubblico Zaccaria Akbas. «Il perito ha chiaramente stabilito che l'imputato, nella fase di avvicinamento, avrebbe dovuto vedere la motociclista. E ciò, indicativamente, fino a un secondo prima della collisione».

L'uomo, è emerso, «aveva due possibilità per vedere la 17enne: guardando direttamente davanti a sé, o guardando lo specchietto anteriore. La sua disattenzione risiede dunque in quest'ultima manovra: il suo sguardo, mentre l'autocarro avanzava, non era rivolto davanti a lui, ma a sinistra. Se avesse invece tenuto lo sguardo davanti a sé avrebbe visto la motociclista».

«Grave negligenza» - Per la pubblica accusa, «la conclusione, anche se la ragazza dovesse aver avuto un problema con la moto, è quindi la stessa: l'imputato ha commesso una grave negligenza».

Va detto, poi, «che la vittima, che aveva la L di allieva conducente, è sempre stata davanti a lui. E l'autista l'aveva vista centinaia di metri prima del dare precedenza».

«È morta in un modo terribile» - «Quel giorno l'imputato non ha ucciso solo la giovane, ma ha annientato anche la sua intera famiglia, che soffrirà per sempre per questa perdita», ha sottolineato dal canto suo Damiano Salvini, rappresentante legale della famiglia della 17enne.

«La vittima era una ragazza solare e promettente ed è morta in un modo terribile, davanti agli occhi di suo padre. Il 61enne ha poi adottato un comportamento processuale biasimevole: non ha fatto una sana autocritica e non ha parlato di un errore, ma di una "fatalità"».

«Tragica fatalità» - La vede in maniera decisamente diversa, invece, la difesa. «Quella che siamo qui a discutere oggi è una tragedia immane. Una giovane vita spezzata, due famiglie distrutte e un dolore incommensurabile. L'episodio è però dovuto a una tragica fatalità», ha esordito l'avvocato difensore Andrea Rigamonti.

Il 61enne «ha lavorato per 30 anni come autista professionista, e ha percorso migliaia e migliaia di chilometri senza aver mai avuto nessun tipo di problema», è poi stato sottolineato. E anche lui, in seguito ai fatti, sarebbe andato incontro a un'enorme sofferenza psicologica: «È tuttora profondamente toccato dall'accaduto e non riesce a spiegarsi quanto successo. Va detto, poi, che si è immediatamente preoccupato dei familiari della vittima, e ha anche inviato loro una lettera di scuse».

«È incappata in un errore di guida, ed è finita nell'angolo morto» - Per quanto riguarda la perizia, Rigamonti ha osservato che «l'ingegnere non ha accertato un contatto tra il camion e il motoveicolo prima della caduta della giovane, e non c'è alcun indizio in tal senso».

Il perito «colloca il camion ad almeno quattro metri di distanza dalla ragazza al dare precedenza. Lei è partita, ha superato il dare precedenza, e poi viene ipotizzato che sia incappata in un errore di guida. In quel momento la motociclista non è più visibile, perché è caduta ed è finita nell'angolo morto». L'autista «avrebbe dunque potuto avvistare la 17enne per la durata di un unico secondo, e solo in maniera indiretta».

Rigamonti fa poi notare «che la giovane era un'allieva conducente, aveva un'esperienza limitata sulla moto, e sul veicolo c'era una spia accesa che segnalava un problema al motore».

Secondo la difesa, in definitiva, «la giovane ha perso la padronanza della sua moto, il che interrompe il nesso di causalità diretto tra l'agire del camionista e la sua morte».

Entra nel canale WhatsApp di Ticinonline.
NOTIZIE PIÙ LETTE