Abusi sulle sorelle: «Non sa distinguere ciò che è giusto da ciò che non lo è»

Lo ha detto la difesa del 35enne accusato di aver abusato sessualmente di entrambe le sue sorellastre.
LUGANO - «Ha agito per puro egoismo, utilizzando le bambine come oggetti volti a soddisfare i suoi bisogni». È quanto ha detto oggi pomeriggio alle Assise criminali di Lugano il procuratore pubblico Pablo Fäh, riferendosi al 35enne svizzero di origini straniere accusato di aver abusato sessualmente di entrambe le sue sorellastre.
Il procuratore ha quindi chiesto tre anni e tre mesi di detenzione da scontare sotto forma di trattamento stazionario per la cura delle turbe psichiche, più il divieto a vita di partecipare ad attività professionali ed extraprofessionali a contatto con minorenni.
La difesa, dal canto suo, ha chiesto un massimo di tre anni di detenzione da sospendere in favore di un trattamento stazionario. La sentenza è attesa per le 18 odierne.
«Non ammette per vergogna» - «Pur tenendo conto del suo deficit cognitivo, l'atteggiamento procedurale dell'imputato non è stato per niente lineare e coerente», ha esordito il procuratore. «L'impressione è che non abbia riconosciuto le sue colpe perché bloccato dalla vergogna e per le possibili conseguenze. Lui stesso, durante un verbale in cui aveva in parte ammesso i fatti, aveva dichiarato "Fino ad oggi non avevo avuto il coraggio di dirlo, avevo paura della reazione di mia moglie e dei miei familiari"».
Fäh ha poi sottolineato che a rafforzare la versione delle due vittime è il fatto che «quel che la sorella maggiore aveva confessato al suo psicologo nel 2020 corrisponde a quanto ha poi dichiarato in polizia, tre anni dopo, quando ha sporto denuncia».
Almeno 50 episodi di abuso per ciascuna delle bimbe - In definitiva, «il 35enne ha compiuto atti sessuali con bambine ancora in età di scuola elementare, per un lungo periodo e con una frequenza di almeno una volta ogni due settimane». Si parlerebbe dunque di almeno una cinquantina di episodi di abuso per ognuna delle bambine, e il rischio di recidiva è stato giudicato elevato.
Come attenuante la pubblica accusa ha invece preso in considerazione il fatto che si è trattato di atti sessuali non molto invasivi e la scemata imputabilità di grado medio rilevata dal perito psichiatrico.
«Deficit mentali e fragilità» - La parola è poi passata alla difesa. «Le dichiarazioni delle vittime non possono essere messe in discussione e la loro credibilità è riscontrabile in maniera oggettiva», ha detto l'avvocato Giorgia Maffei. «Chiedo però alla Corte di soffermarsi sui deficit e sulle importanti fragilità di cui soffre l'imputato, evidenziate dal referto psichiatrico agli atti».
Per Maffei, i gravi atti compiuti dal 35enne vanno contestualizzati: «Il suo modo di ragionare e la sua psicologia non sono comuni, e ha difficoltà a distinguere ciò che è giusto da ciò che non lo è. Inoltre il suo atteggiamento procedurale è stato quello di una persona che non ha capito fino in fondo quel che è successo e che ha spiegato come meglio poteva i fatti».
L'imputato, per la difesa, «non ha dunque commesso questi abusi per fini egoistici, ma a causa delle sue turbe psichiche. L'impulsività e l'immaturità che lo caratterizzano possono aver condizionato la sua condotta sessuale».