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CONFINEMorti in discoteca, la banda aveva agito anche nel Comasco

03.08.19 - 16:49
Dopo la strage di Corinaldo avevano puntato anche due locali a Como e Tavernerio. Il gruppo raccoglieva 15mila euro al mese
keystone-sda.ch/ (PASQUALE BOVE)
Il luogo della strage.
Il luogo della strage.
Morti in discoteca, la banda aveva agito anche nel Comasco
Dopo la strage di Corinaldo avevano puntato anche due locali a Como e Tavernerio. Il gruppo raccoglieva 15mila euro al mese

COMO -  La banda di giovanissimi che ha provocato la strage nella discoteca di Corinaldo (Ancona) l'8 dicembre 2018, nella quale morirono sei persone e si registrarono 59 feriti, puntò anche il Comasco. Il gruppo avrebbe infatti agito nuovamente tra il 4 e il 5 maggio 2019 al Made di Como e al K-Klass di Tavernerio.

Come riporta QuiComo in quell'occasione, però, erano stati fermati dopo che avevano buttato dal finestrino le collanine che avevano letteralmente strappato dal collo di alcune ragazze. Non c'erano stati noltre elementi sufficienti per ritenere il gruppo responsabile della strage di Corinaldo e di tutta una serie di colpi analoghi effettuati in altre province.

Sette giovani sono invece stati arresti dei carabinieri di Ancona nelle ultime ore. In carcere sei ragazzi tra i 19 e i 22 anni, tutti residenti nel Modenese, che erano alla Lanterna azzurra quella sera, accusati di omicidio preterintenzionale e lesioni: farebbero parte di una banda dedita alle rapine in discoteca spruzzando spray al peperoncino. Arrestato anche un ricettatore solo per associazione.

15mila euro al mese - Grazie alle rapine compiute con lo spray al peperoncino,  riusciva a mettersi in tasca circa 15mila euro al mese.

È quanto hanno accertato gli investigatori che stanno ora indagando su tutta un'altra serie di episodi analoghi avvenuti in 60 locali del centro-nord d'Italia e anche all'estero: uno dei colpi è infatti stato realizzato a Chessy, in Francia, presso il parco divertimenti Disneyland". In tutti e 60 i casi è stata accertata la presenza dei giovani.

La banda non agiva però solo nei locali: in occasione dei viaggi per raggiungere le discoteche o per tornare a casa dopo aver colpito, spiegano ancora gli investigatori, i ragazzi avrebbero commesso dei furti nelle aree di servizio lungo le autostrade. Ma non solo: in alcune occasioni non avrebbero pagato il ristorante dove avevano cenato, l'autonoleggio o i tassisti utilizzati per raggiungere i locali quando non avevano a disposizione l'auto.

La refurtiva veniva consegnata ad un compro-oro di Castelfranco Emilia, che garantiva l'immediato acquisto. La banda riusciva a portare circa 500 grammi di oro al mese per un guadagno di, appunto, 15 mila euro circa, che venivano divisi in parti uguali.

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