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«Sono stato io a dirle di non venire al suo processo, ma…»

Mitra Djordjevic, mente del delitto di Daro, non può finire nelle carceri serbe perché condannata all’ergastolo in contumacia. È la vittoria dell’avvocato Pellegrini? Lui smentisce: «Non lo prevedevo»
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Mitra Djordjevic
«Sono stato io a dirle di non venire al suo processo, ma…»
Mitra Djordjevic, mente del delitto di Daro, non può finire nelle carceri serbe perché condannata all’ergastolo in contumacia. È la vittoria dell’avvocato Pellegrini? Lui smentisce: «Non lo prevedevo»
BELLINZONA - Mitra Djordjevic l’ha spuntata un’altra volta. La 52enne, condannata all’ergastolo tre anni fa per essere stata la mente del delitto di Daro, costato la vita al marito Arno Garatti, non può scontare la sua pena i...

BELLINZONA - Mitra Djordjevic l’ha spuntata un’altra volta. La 52enne, condannata all’ergastolo tre anni fa per essere stata la mente del delitto di Daro, costato la vita al marito Arno Garatti, non può scontare la sua pena in Serbia, dove è tornata ormai da tempo. E questo perché il processo di secondo grado si è svolto in contumacia, senza la sua presenza dunque. Insomma, la strategia di farla partire per la Serbia subito dopo la sentenza di primo grado (assoluzione) e di non farla tornare per il “processo bis” sembra essere stata pagante. È la vittoria del suo avvocato, Pietro Pellegrini? Lui non ci sta: «Io non potevo sapere che la Serbia non avrebbe accettato di fare eseguire una sentenza pronunciata in assenza della condannata».

In una botte (quasi) di ferro - Le opzioni ora sono due. Il Dipartimento federale di giustizia e polizia potrebbe fare scattare un mandato di cattura internazionale. «Ma – puntualizza Pellegrini – se Mitra non si muove dalla Serbia, questa opzione non potrebbe comunque essere attuata». Oppure il processo potrebbe essere rifatto in Serbia. «I tempi per questa seconda possibilità potrebbero essere lunghi», puntualizza ancora Pellegrini.

Il dettaglio decisivo - È l’estate del 2012 quando Mitra viene assolta dal giudice Claudio Zali nel processo di primo grado. Un anno più tardi, la sentenza sarà ribaltata, da Giovanna Roggero Wil. E nel 2015 il Tribunale Federale mette il sigillo definitivo sulla conclusione della vicenda. Solo che la donna già da anni si trovava in Serbia. Paese che ora si dichiara impossibilitato a eseguire quanto sancito in Svizzera.

La tattica - Pellegrini, avvocato navigato e dalle mille risorse, sembra dunque avere messo in atto una tattica che mette in scacco matto la giustizia elvetica. «È vero. Pochi giorni dopo la prima sentenza le ho consigliato di partire. Anche perché il suo permesso non sarebbe stato più valido. E poi, in vista di un eventuale secondo processo, avrebbe potuto scontare del carcere preventivo. C’era questo rischio. E sono stato sempre io a consigliarle di non tornare per il secondo processo. Era un suo diritto. E penso di avere fatto bene, visto come è andata a finire».

La nuova vita di Mitra - Pellegrini sostiene di non sentire la sua ormai ex assistita da almeno un anno. Vale a dire dalla sentenza definitiva del Tribunale Federale. «Adesso riprenderò contatto con lei per valutare i nuovi scenari. Ma immagino che a questo punto vorrà eventualmente avere un avvocato serbo. So che le è stata tolta anche la rendita di vedovanza. Fa fatica a tirare avanti. L’aiutano un po’ i suoi parenti. E non so proprio dirvi se nel frattempo abbia riaggiustato i rapporti con il figlio».

Il figlio - Già, il figlio. Quel ragazzo, autore materiale del delitto di Arno Garatti, nel frattempo diventato maggiorenne. E tornato in libertà dopo avere scontato la condanna di quattro anni al carcere rieducativo. A un certo punto per lui si era prospettato un periodo di volontariato in Africa. Poi il dietrofront, dovuto alla scarsa affidabilità del ragazzo. E il ritorno, definitivo, in Serbia del giovane. Era l’agosto del 2015. Di lui, da allora, non si sa più nulla.

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