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LUGANO

Chiesti quattro anni e sei mesi per il 43enne

La procuratrice Lanzillo propone inoltre un trattamento ambulatoriale. «Il fratello ha distrutto un legame, pensava solo al suo desiderio di fare sesso estremo con la sorella»
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Chiesti quattro anni e sei mesi per il 43enne
La procuratrice Lanzillo propone inoltre un trattamento ambulatoriale. «Il fratello ha distrutto un legame, pensava solo al suo desiderio di fare sesso estremo con la sorella»
LUGANO - Quattro anni e sei mesi di detenzione, come pure il trattamento ambulatoriale. È la pena chiesta dall’accusa rappresentata dalla procuratrice pubblica Margherita Lanzillo. Si è dunque riaperto con la requisitoria il proce...

LUGANO - Quattro anni e sei mesi di detenzione, come pure il trattamento ambulatoriale. È la pena chiesta dall’accusa rappresentata dalla procuratrice pubblica Margherita Lanzillo. Si è dunque riaperto con la requisitoria il processo a porte chiuse alle Criminali di Lugano, presieduta da Marco Villa, nei confronti del 43enne che, nella notte di Natale del 2013, avrebbe abusato della sorella. Fatti che l’imputato, patrocinato dall’avvocato Sandra Xavier di Lugano, anche stamattina ha negato.

«La famiglia, un luogo protetto» - La procuratrice ha fatto leva sul significato della famiglia, quale «luogo protetto in cui normalmente non servono quelle difese necessarie negli altri ambiti». E ha parlato di relazioni fraterne che costituiscono il legame più maturo. Un legame che però in questo caso è stato tradito: «La sorella era da poco uscita da una relazione sentimentale e si era autoinvitata dal fratello per trascorrere una serata serena». Ma in quell’occasione, ha ricordato l’accusa, è accaduto quanto la donna non si sarebbe aspettata: «Il fratello ha distrutto un legame, pensava solo al suo desiderio di fare sesso estremo con la sorella».

«Sofferenza della vittima autentica» – Dopo l’accaduto, ha spiegato ancora la procuratrice nella requisitoria, la donna era rimasta a letto, aspettando il mattino. E non avrebbe voluto uscire da quella stanza, non ce la faceva ad affrontare la realtà. Soltanto il giorno successivo ha quindi trovato il coraggio di andarsene. E grazie a un amico, anche di andare all’ospedale. «Il racconto della vittima è credibile, perché la sua sofferenza è autentica» ha affermato Lanzillo.

I messaggi all’amico - In uno scambio di messaggi successivo ai fatti, ha rivelato l’accusa, l’imputato si sarebbe inoltre vantato con un amico appassionato di sadomasochismo di quanto accaduto, parlando di «ultimo taboo violato». E la procuratrice ha anche sottolineato che l’atteggiamento processuale del 43enne è stato confuso, contraddittorio e non lineare.

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