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Parassiti e meteo avverso: un 2025 da dimenticare per gli olivi ticinesi

Pessimo bilancio della stagione olivicola ticinese. L'associazione Amici dell'Olivo: «Peggior annata degli ultimi dieci anni».
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Fonte Amici dell'olivo
Parassiti e meteo avverso: un 2025 da dimenticare per gli olivi ticinesi
Pessimo bilancio della stagione olivicola ticinese. L'associazione Amici dell'Olivo: «Peggior annata degli ultimi dieci anni».

BELLINZONA - «La stagione olivicola 2025 si chiude come una delle peggiori degli ultimi dieci anni. Un insieme di condizioni meteorologiche sfavorevoli e una forte pressione parassitaria – in particolare della mosca dell’olivo (Bactrocera oleae) – ha messo in seria difficoltà sia la produzione sia la qualità dell’olio ottenuto». A dirlo, in un comunicato, è l'associazione Amici dell'olivo.

Un clima anomalo che ha indebolito le piante - L’inverno particolarmente mite a sud delle Alpi, con poche giornate fredde, non ha garantito alle piante le 700 - 800 ore di basse temperature necessarie al corretto riposo vegetativo. «A questo si sono aggiunti un marzo molto piovoso, soprattutto nel Mendrisiotto; un maggio grigio e instabile, che ha rallentato lo sviluppo dell’olivo e accorciato la fioritura e precipitazioni intense a inizio giugno. Queste condizioni hanno favorito un’allegagione discreta, ma anche un aumento del rischio di alcune malattie fungine, come l’occhio di pavone».

La mosca dell’olivo: il colpo di grazia - L’estate umida e le temperature miti di agosto hanno creato un ambiente ideale per la proliferazione della mosca dell'olivo. A settembre – mese decisivo per la maturazione del frutto – piogge abbondanti e giornate fresche, soprattutto nel Sottoceneri, hanno ulteriormente alimentato l’infestazione. In molte zone, in particolare nel Mendrisiotto, la mosca ha raggiunto livelli eccezionali, arrivando a colpire quasi la totalità dei frutti. «È la peggiore annata degli ultimi dieci anni», afferma Claudio Premoli, presidente dell’associazione Amici dell’Olivo

Un raccolto ai minimi storici - Nel 2025, nei frantoi ticinesi (Frantoio Atena a Mezzana e uno privato) sono stati lavorati 16 quintali di olive, con una produzione totale di poco più di 120 kg di olio (resa media: 7,8%). Lo scorso anno sono state lavorate 117 quintali di olive e prodotto circa 800 kg di olio d’oliva. Il confronto con il 2020, anno record (200 quintali di olive per 2'000 litri pari a 1830 kg di olio), evidenzia un calo di circa il 92%.

Perché la mosca compromette anche la qualità - La mosca depone le uova nelle olive: le larve scavano gallerie che accelerano la degradazione del frutto. Le conseguenze sono la perdita di antiossidanti e polifenoli, l’aumento dell’acidità dell’olio, aromi meno freschi e fruttati e la possibile comparsa del cosiddetto “difetto di mosca”, un odore sgradevole che rende l’olio non conforme agli standard dell’extravergine. Anche il colore e la stabilità nel tempo risultano compromessi, con un’ossidazione più rapida.

Cause e concause: clima, gestione e strumenti limitati - L’infestazione è legata a una combinazione di fattori e cioè dai cambiamenti climatici che con inverni miti permettono alla mosca di sopravvivere e riprodursi più facilmente e dalla gestione non ottimale di alcuni oliveti. Potature irregolari, chiome troppo dense e olive non raccolte favoriscono la riproduzione del parassita. «Non lasciare olive sulle piante e pulire bene il terreno è il minimo che si possa fare per evitare di avere la mosca già in primavera», ricorda Premoli.

La cimice asiatica - A rendere il quadro ancora più difficile, quest’anno si è notata la presenza della cimice asiatica, malattie fungine come l’occhio di pavone e la margaronia, un parassita che mangia i germogli. «La scarsità di strumenti di difesa efficaci non favorisce una buona produzione: prodotti un tempo autorizzati, come il Perfektion, non sono più disponibili in Svizzera, mentre le alternative come Naturalis-L e Surround (caolino) sono meno affidabili in caso di forte pressione parassitaria».

Uno sguardo al futuro - In conclusione, «finché in Svizzera non saranno disponibili prodotti più efficaci contro la mosca dell’olivo, sarà inevitabile affrontare, di tanto in tanto, annate difficili. La questione appare ancora più rilevante considerando la crescita costante del numero di piante d’olivo a sud delle Alpi. In questo contesto, è particolarmente incoraggiante l’iniziativa avviata nella Svizzera romanda, che prevede a breve la messa a dimora di numerose nuove piante: un segnale concreto che dimostra come, anche per l’olivicoltura svizzera, l’unione possa davvero fare la forza».

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