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Quelli che i funghetti se li coltivano da sé: «Mi aiutano con l'ansia»

Dal web alla produzione casalinga, il passo è più breve di quel che si pensi. La storia di un giovane ticinese che lo fa, ma non per i motivi che vi aspettereste.
Imago/Pond5
Quelli che i funghetti se li coltivano da sé: «Mi aiutano con l'ansia»
Dal web alla produzione casalinga, il passo è più breve di quel che si pensi. La storia di un giovane ticinese che lo fa, ma non per i motivi che vi aspettereste.

SAVOSA - Ti arriva a casa in una bustina, custodito in una lamina di alu ripiegata, a vederla sembra il disegno di una corona stilizzata, o di un fiore fra il nero e il brunastro. In gergo si chiama «impronta sporale» e si realizza appoggiando il cappello di un fungo finché non rilascia, appunto, le spore. E tutto parte da qui.

«Teoricamente da un'impronta, se ci sai fare, puoi generare funghi all'infinito», ci spiega Lucas*, giovane libero professionista ticinese con il pallino dell'autoproduzione. Non si tratta però di porcini o champignon ma di psilocybe, ovvero di funghi psichedelici, grazie alla presenza della psilocibina.

Appassionato da anni, e ormai esperto coltivatore, Lucas si è avvicinato a questa tipologia di miceti psichedelici ma non per il motivo che vi aspettereste: «Li ho scoperti grazie a mia moglie che soffre di ansia, li abbiamo provati una volta e con successo. Anch'io da tempo sono in terapia e lavoro su me stesso, la psilocibina in questo ambito mi ha aiutato molto. Sono sempre stato una persona piuttosto chiusa dal punto di vista emotivo, e questo percorso - chiamiamolo così - per me è stato davvero importante. Quello che cerco io non è lo sballo, ma piuttosto la sensazione di leggerezza e di “chiarezza”. Per questo motivo ne assumo in quantità molto ridotte, in gergo si chiama “microdosing”».

Una delle “ricette” di Lucas è quella di macinare i funghi essiccati e di incorporarli nel cioccolato: «C'è chi lo mette anche nel tè, ma non sono sicuro che sia davvero gradevole dal punto di vista del sapore... Io solitamente ne assumo una dose ogni due o tre giorni, quello che ottengo è un effetto distensivo e un aiuto contro l'ansia. Quando mi va può invece capitare che decida di farmi un piccolo viaggio, ne assumo una dose maggiore attorno ai 2 grammi, l'effetto in questo caso è più evidente e dura dalle 4 alle 5 ore».

Fungicultori si diventa... sul web
Per diventare un provetto produttore di funghi, Lucas ha dovuto “studiare” per anni: «I primi risultati sono stati davvero deludenti lo ammetto, giusto qualche stelo smilzo e avvizzito», ride, «poi, raccolto dopo raccolto, ho capito quali sono le tecniche migliori e ho anche iniziato a sperimentare con le varietà, facendo incroci e cose così. Che differenza c'è fra un tipo e un'altro? Diciamo che si impara a riconoscerli, un po' come le diverse birre...». Il luogo d'apprendimento, nel suo caso, è ovviamente internet: «Le comunità web di appassionati sono davvero sorprendenti, sono persone aperte, simpaticissime... negli Stati Uniti fanno addirittura i campionati di coltivazione, con tanto di Coppe! Proprio fra appassionati ci si “scambia” le impronte sporali, come fossero figurine».

Ma cosa si prova? «Dal punto di vista delle percezioni ci possono essere delle distorsioni visuali, colori molto più vividi, eccetera. Quello che interessa a me è l'effetto introspettivo, la ricerca interiore. Solitamente quando decido per un “trip” di questo tipo mi prendo il mio tempo, diventa un viaggio nelle emozioni. Un po' come quando devi srotolare un gomitolo ingarbugliato, si segue il filo alla ricerca del nodo e si lavora su di esso».

Imago/Pond5Una colivazione casalinga di psilocybe cubensis, in una foto stock.

Sugli psichedelici in generale, il giudizio della società è sempre piuttosto categorico, al termine “trip” (che ha una connotazione tutt'altro che positiva) spesso viene associato pure l'aggettivo “bad”.

Mai capitato un “brutto viaggio”? «Con le dosi che prendo io no, mai, anche quando ne assumo un po' di più resto sempre del tutto cosciente. In ogni caso, va puntualizzato, c'è una bella differenza fra LSD e psilocibina. Inoltre va detta anche un'altra cosa, questa sostanza non crea dipendenza. Dopo che fai un buon trip, per un po' non ne hai più voglia».

Al di là dei pregiudizi resta una realtà fattuale: la coltivazione e il possesso di questo tipo di funghi, in Svizzera, è un reato - come sancito dall'Art. 19 della Legge federale sugli stupefacenti e le sostanze psicotrope - e viene punito con una pena (dalla multa alla detenzione fino a 3 anni) commisurata con l'entità della produzione.

Nel caso di Lucas, non sappiamo dire quali potrebbero essere le eventuali ripercussioni penali: «Lo so che è un reato ma devo dire che ho la coscienza piuttosto pulita, li produco per passione e consumo personale, non per venderli o per guadagnarci. Insomma, non sto facendo male a nessuno».

Psichedelica terapia

Sono circa 100 i terapeuti che, in Svizzera, prescrivono psichedelici sia in studi privati sia in cliniche pubbliche per il trattamento di patologie mentali alcuni di questi sono anche in Ticino, lo conferma a tio.ch la psichiatra Barbara Schlaepfer: «Ritengo che in Svizzera siamo attualmente in una situazione privilegiata, dato che è possibile, in un chiaro contesto legale, proporre terapie con l’utilizzo di sostanze psichedeliche», conferma. Affinché questo possa essere fatto è però necessario richiedere un permesso all'Ufficio della sanità pubblica (UFSP): «è ciò che stabilisce la legge in vigore dal 2014, e per ogni caso va presentata una richiesta. L'autorizzazione viene concessa solo in presenza di chiare indicazioni e misure terapeutiche».

Gli studi delle sostanze psichedeliche nell'ambito psichiatrico hanno, in realtà, una lunga storia alle spalle: «In Svizzera si fa ricerca sull’uso degli psichedelici fin dalla scoperta dell’LSD nel 1938. La ricerca è stata molto intensa e con promettenti risultati terapeutici per vari disturbi, in particolare depressione e alcolismo, negli anni ’50-’70 negli Stati Uniti e in Canada. Uno stop forzato è poi arrivato nel 1971 dopo il bando da parte dell'Oms». La novità svizzera del 2014 ha però riaperto le porte a questa sperimentazione: «Negli ultimi anni si è assistito a una rinascita dell’uso degli psichedelici in psicoterapia, e le richieste sono notevolmente aumentate», aggiunge Schlaepfer che mette in guardia riguardo a questi approcci: «È comunque necessario che il terapeuta abbia una buona formazione in merito e che agisca nel pieno rispetto della legalità».

*vero nome noto alla redazione

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