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LUGANO

«Io e mia figlia nei guai»

La triste situazione di Cristina e della sua bimba autistica. Alla base una gestione dei soldi sfuggita completamente di mano.
Foto tio.ch/ PM
«Io e mia figlia nei guai»
La triste situazione di Cristina e della sua bimba autistica. Alla base una gestione dei soldi sfuggita completamente di mano.

LUGANO - «Non sappiamo quale sarà il nostro futuro». È una storia di grave disagio sociale quella di Cristina, 47enne di Lugano, e di sua figlia di 10 anni, affetta da autismo. Per più motivi. In primis perché la donna è in serie difficoltà economiche. «Tanto che ho cinque mesi di affitti arretrati non pagati. E per questo l'agenzia immobiliare vuole sfrattarci. Dobbiamo andarcene entro fine maggio».

Dolori continui – Traspare un miscuglio di sfortune e di concomitanze drammatiche. Ma anche una certa incapacità nel gestire il denaro. La vicenda di Cristina è di fatto un pasticcio colossale. «In gioventù ho fatto lavori pesanti. Nei campi e poi in casa per anziani. Mi sono rovinata la schiena. E sono stata anche operata. Più volte. L'ultima nel 2023. Poi è arrivata la depressione. E ultimamente mi trovo confrontata con la fibromialgia. Ho dolori continui».

Arretrati che pesano – Dolori che non si attenuano con l'umidità che sembra regnare nell'appartamento. «Prima di Pasqua si sono rotte alcune tubature e la situazione è diventata invivibile. Il tuttofare è venuto a controllare. Ma coi mesi d'arretrati scoperti nessuno sembra intenzionato a fare qualcosa».

Problemi di soldi – Ma perché Cristina non sta pagando l'affitto? «Semplicemente non ho soldi. Stiamo a galla con la rendita per l'invalidità legata a mia figlia. O paghiamo l'affitto o mangiamo. Io sono portoghese e sono lontana dal lavoro ormai da troppo tempo. Di conseguenza ho problemi col permesso e non ho diritto ad alcun tipo di assistenza sociale».

Violenza domestica – Nessuna mano nemmeno dall'ex compagno di Cristina, il padre della bimba. «Lui adesso è lontano. Mi ha picchiata più volte. Sono stata ripetutamente vittima di violenza domestica. Adesso lui ha il divieto di avvicinarsi a noi». Piange a più riprese Cristina. E abbraccia la figlia. «Lei è sempre ammalata a causa della muffa. Non può più dormire nella sua camera. E nemmeno io».

Il retroscena – Mamma e figlia hanno poche settimane per trovare un tetto. Intanto si scopre che Cristina, talmente afflitta dai suoi disagi, non è mai stata particolarmente puntuale nel pagare l'affitto. Ma vista la sua situazione familiare, la proprietà ha sempre chiuso un occhio. Da agosto 2024 la situazione debitoria si è aggravata. Oggi i mesi scoperti sono cinque (più un conguaglio spese) per un ammontare di 7.000 franchi circa. Quando prima di Pasqua è arrivata l'infiltrazione le pretese di Cristina, considerando il debito pendente, avrebbero fatto scaturire lo sfratto.

«Agire con tempestività» – Ma è possibile che una situazione economica possa sfuggire di mano in questo modo? Il primo “rapporto sociale: statistica sulla povertà in Ticino” (2023) indica che nel Cantone sono circa 20'000 le persone che potenzialmente vivono una condizione di povertà reddituale assoluta. Un 7,4% della popolazione di cui Cristina probabilmente fa parte. «In queste situazioni – ricorda Cristina Oberholzer, capa della Sezione cantonale del sostegno sociale – è fondamentale intervenire con tempestività. Altrimenti poi le problematiche si moltiplicano e diventa sempre più complicato risolverle».

«Non sono sorpresa» – Perché Cristina non si è fatta aiutare prima? «Non mi sorprende – sostiene Paola Eicher, direttrice del Soccorso d'inverno –. Spesso ci si vergogna o si ha paura. Le persone che non fanno ricorso agli aiuti presenti sul territorio purtroppo sono sempre di più. In maniera particolare, le persone che detengono permessi B e C hanno timore che possano perdere il loro permesso in un qualche modo».

Lavoro di rete – Oberholzer evidenzia come in Ticino gli organi a disposizione di chi è in difficoltà siano parecchi. «Il lavoro di rete è cruciale. Come prima cosa sarebbe importante rivolgersi subito ai servizi sociali comunali. Questi, se impossibilitati a intervenire direttamente, possono certamente indirizzare la persona richiedente verso l’ente più adeguato».

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