«Su, state calmini è il torneo dell'Oratorio...», genitore aggredito verbalmente

Al torneo dell'Oratorio di Mendrisio un adulto accompagnatore preso a male parole durante una partita: «Non è un dramma, ma che delusione»
MENDRISIO - Un attimo di tensione, uno scoppio di volgarità e - infine - tanta amarezza, in una cornice in cui proprio queste cose proprio stonano.
«Non voglio farci un dramma, ma è vero che quello che ti resta dentro è una gran dispiacere», racconta a tio.ch un genitore del Mendrisiotto accompagnatore designato di una squadra di ragazzini e ragazzine dodicenni iscrittisi alla tre giorni dell'apprezzato torneo di calcio organizzato dagli Amici dell'Oratorio di Mendrisio.
Un'edizione, quella di quest'anno, speciale per più di un motivo e che ha raccolto l'adesione di poco meno di 500 giovani e giovanissimi.
Ma torniamo al fatto: «La squadra che ho accompagnato, in cui gioca anche mio figlio che ha 12 anni, non aveva alcun tipo di pretese agonistiche, come tanti erano lì solo per divertirsi». Non si può dire lo stesso della formazione che, a un certo momento della giornata di giovedì, si sono trovati davanti.
«Erano tutti estremamente competitivi e giocavano in modo davvero aggressivo, esagerato per il contesto e soprattutto per l'avversario», continua, «vedendo come stavano andando le cose, e considerando il fatto che il loro genitore-allenatore non li conteneva ma addirittura li incalzava, ho deciso di intervenire il più pacatamente possibile per evitare che qualcuno finisse per farsi male, cosa che poi - tra l'altro - è anche successa».
Un intervento per stemperare la verve agonistica, però, non porterà affatto al risultato sperato: «Ho detto loro qualcosa del tipo: “Dai su stiamo un po' calmini, tanto vincete lo stesso”, i toni erano quelli. La risposta è stata inaspettata e feroce, mi hanno aggredito verbalmente e ricoperto di insulti, me ne hanno dette di ogni. Ragazzini così piccoli! Ho provato a farli capire e ragionare ma non c'è stato verso, ormai per loro ero il nemico. Ho lasciato correre, ma non nascondo è stato doloroso».
È dall'adulto e “coach” della squadra? «Niente, se nè lavato le mani mi fa: “Io non c'entro, sono qui solo ad accompagnarli, come te” ma se avesse voluto avrebbe potuto fare la differenza».
Quello che resta, di questa esperienza è una grande delusione: «È peccato che succedano cose come queste, in contesti come questi che dovrebbero essere solo dedicati al divertimento e allo stare insieme. Spero che il racconto di quanto mi è successo possa aiutare a sensibilizzare tanto i ragazzi quanto gli adulti che prendono parte a eventi come questi, ma non solo»





























