«Tranquilli, non c'è crisi nel settore farmaceutico. Resta motore dell'economia ticinese»

Chiusura della BPM di Bioggio e licenziamenti di Sintetica. C'è da preoccuparsi? Non per il presidente di Farma Industria Ticino
BELLINZONA - Da una parte all’altra del cantone echeggiano le notizie dei licenziamenti da parte di aziende attive nell’industria farmaceutica. A inizio gennaio Sintetica, azienda storica del Mendrisiotto, annunciava il taglio di 15 persone, in seguito a «importanti difficoltà di accesso al mercato americano». Martedì, la Bioggio Pharma Manufacture SA (BPM) ha reso noto il licenziamento collettivo dei suoi 80 collaboratori, nonché la cessazione dell’attività prevista per fine agosto 2025. Alla base «la perdita di un importante contratto di produzione per conto terzi». Annunci che fanno sorgere diversi interrogativi, tra tutti quello sullo stato di salute del settore farmaceutico ticinese.
Per Piero Poli, presidente di Farma Industria Ticino (FIT), non si può parlare di crisi. Anzi, il segmento è più prospero che mai. «Ci sono delle realtà che hanno più o meno difficoltà, certo, ma questo non vuol dire che tutto il comparto sia in crisi - chiarisce a tio.ch -. Ci sono aziende che continuano a investire e a espandersi. Ovvio, la notizia di un licenziamento collettivo fa più clamore», sottolinea.
Pilastro e motore trainante dell'economia locale - L'associazione delle industrie chimiche e farmaceutiche del cantone, nella mattinata di ieri, ha voluto ribadire che «il settore farmaceutico in Ticino continua a essere un pilastro dell'economia locale, con aziende che investono e innovano costantemente». «Nonostante le incertezze derivanti da dinamiche internazionali, il comparto si dimostra resiliente e orientato alla crescita», viene precisato.
«Spendiamo tantissimo in ricerca e sviluppo e nell’ampliamento dei siti produttivi, creando così nuovi posti di lavoro», ci ha confermato lo stesso Poli. «Pur non entrando nello specifico di ogni singola azienda, posso dire che non siamo esenti dalle influenze delle dinamiche geopolitiche attuali. Ci sono sicuramente delle pressioni sul comparto farmaceutico, come l’abbassamento dei prezzi dei farmaci nel tentativo di alleggerire i premi di cassa malati». Ci sarebbero anche i dazi invocati dal presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, anche se, chiosa Poli, «al momento non sono ancora una certezza».
Casi isolati per i sindacati - Nel frattempo si fanno strada voci preoccupanti, che per ora non trovano conferme ufficiali, sulla SFI Health, società a cui appartiene la BPM. «Sono la stessa realtà - ci spiega però Paolo Coppi, vicesegretario regionale OCST -. La BPM è una costola della SFI Health (ex Pharmaton, ex Ginsana), che inizialmente era un’azienda sana e florida. Dopo alcuni anni dal subentro della nuova società, nel 2022 è stato ridotto il personale a causa della perdita di un importante contratto di produzione. Era stata quindi fondata la BPM per la parte produttiva, che adesso chiude i battenti entro il 31 agosto 2025. Il sospetto che possa durare poco anche la SFI Health c’è». Inutili, per ora, i tentativi di metterci in contatto la sede a Bioggio.
«Casi isolati», sembra tuttavia confermare Coppi. «Non siamo informati riguardo a problematiche organizzative o produttive di altre aziende presenti sul territorio ticinese, tali per cui si debba ipotizzare la cessazione di un’attività produttiva».
I dipendenti della BPM, intanto, hanno preso contatti con i sindacati. «Sono molto spaventati e allarmati. Ci raccontano le loro storie, le loro problematiche. Ci siamo messi a disposizione della direzione per capire come poter essere d’aiuto. Non abbiamo ancora ricevuto riscontro, ma i toni sono concilianti».