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CANTONE«Investire nel fotovoltaico può rendere più che lasciare i soldi in banca»

22.03.22 - 20:27
Quando si rompe la caldaia sei ticinesi su dieci passano alle pompe di calore
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«Investire nel fotovoltaico può rendere più che lasciare i soldi in banca»
Quando si rompe la caldaia sei ticinesi su dieci passano alle pompe di calore
Il dato è stato rilevato nell'ultimo anno dalla SPAAS. Impennata anche per il solare. Michele Fasciana, capo dell'Ufficio dell'aria, del clima e delle energie rinnovabili: «Gli incentivi alle consulenze permettono di prepararsi prima di avere il problema»

BELLINZONA - Al bivio di fronte alla vecchia caldaia guasta la maggioranza dei ticinesi abbandona la nafta per le energie rinnovabili. «Abbiamo rilevato che circa un 60 per cento dei proprietari passa alle pompe di calore contro un 40 che rimane su un combustibile fossile» afferma l’ingegner Michele Fasciana, capo dell’Ufficio dell’aria, del clima e delle energie rinnovabili.

Focus sul rinnovo di impianti - Dal 1. gennaio 2021 all’interno della SPAAS (la Sezione della protezione dell’aria, dell’acqua e del suolo) vengono raccolti i dati per ogni domanda di costruzione che tocca un cambio di vettore energetico. L’indagine è mirata sul rinnovo degli impianti di riscaldamento nelle abitazioni esistenti. Per le nuove case, infatti, «seppur non ci siano dati, sono una rarità quelli che optano per un impianto a nafta o a gas» dice il capoufficio.

Le scelte predominanti - La pompa di calore e il fotovoltaico rappresentano oggi la via più battuta. «Più marginale, e dico purtroppo, è la scelta di impianti a pellet. Ma tramite incentivi puntiamo ad promuoverli nella speranza che si crei una filiera di produzione locale con legna ticinese. Mentre per il teleriscaldamento - ricorda l’ingegnere - le grandi reti sono state costruite e non sono molti quelli che ancora si allacciano. La maggior parte opta dunque per la tecnologia della pompa di calore, la classica è quella aria-acqua, o il fotovoltaico». 

Informarsi prima del guasto - Anche se la strada virtuosa sembra tracciata, ci si potrebbe chiedere perché il 40% dei proprietari non si stacca dal petrolio. «È solo un’impressione, ma credo che nel consigliare il cliente - dice Fasciana - il mercato e l’installatore abbiano un influsso enorme». Per semplicità, conoscenza della vecchia tecnologia e non conoscenza della nuova, questo paiono le principali ragioni del mancato cambiamento. Perciò è sempre più decisivo informarsi prima che il guasto definitivo della caldaia avvenga: «Oltre agli incentivi per gli impianti, esistono anche diversi incentivi per le consulenze. Proprio perché è importante prepararsi prima di avere il problema e capire cosa può fare uno coi mezzi disponibili». 

Quasi un fondo di investimento - La sensibilità e le politiche ambientali portano verso gli impianti di riscaldamento più ecosostenibili. In aggiunta ci sono i numerosi incentivi: «Notiamo che c’è un’impennata del fotovoltaico che viene sostenuto, oltre che dalla Confederazione, dal Fondo cantonale per le energie rinnovabili. Il proprietario deve certo avere i mezzi finanziari, ma molti hanno capito che la resa di un piccolo capitale investito in un impianto fotovoltaico, al netto degli incentivi e del risparmio elettrico, può dare maggior frutto che lasciato su un conto in banca».

Quanto i prezzi scenderanno - L’attuale picco del petrolio e dei suoi derivati passerà, come si spera passi presto la guerra in Ucraina. «Tutti si augurano di poter tornare alla normalità il prima possibile. Quando i prezzi caleranno speriamo però si capisca che non ha molto senso sprecare miliardi in energie fossili. Investiamo piuttosto nel legname, nell’idroelettrico e nelle pompe di calore» è l’invito di Fasciana.

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