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Divoora contro UNIA e OCST: «Toni inaccettabili e denigratori»

Il servizio di consegna a domicilio contesta i contenuti della petizione lanciata a favore dei riders.
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Divoora contro UNIA e OCST: «Toni inaccettabili e denigratori»
Il servizio di consegna a domicilio contesta i contenuti della petizione lanciata a favore dei riders.
LUGANO - «Tendenziose, incomplete e non corrispondenti alla realtà». È così che Divoora, in una presa di posizione odierna, definisce le informazioni contenute nella petizione lanciata dai sindacati UNIA e OCST la sco...

LUGANO - «Tendenziose, incomplete e non corrispondenti alla realtà». È così che Divoora, in una presa di posizione odierna, definisce le informazioni contenute nella petizione lanciata dai sindacati UNIA e OCST la scorsa settimana. L'azienda di consegna di cibo a domicilio sottolinea che i contenuti e i toni utilizzati sono «inaccettabili e denigratori, in particolare laddove l'azienda viene assimilata a speculatori e sfruttatori di mano d'opera». 

Dito puntato sui sindacati, dunque. E Divoora fa intendere che potrebbe ricorrere alle vie legali: «Incitare il boicotto dell’attività, chiedendo ai ristoranti partner e ai riders che non stanno appoggiando la loro causa di sottrarsi al servizio, potrebbe avere rilevanza penale». Secondo l'azienda, la campagna lanciata da UNIA e OCST arreca danno alla sua immagine e «mette a repentaglio il futuro di 190 dipendenti, di cui 170 riders».

«Considerati tutti questi motivi e ritenuto inoltre che la petizione è stata promossa online, che è pubblica, e che i risultati sono accessibili a tutti», Divoora afferma di non voler partecipare a un incontro «a fini volutamente provocatori» con sindacati e collaboratori, ma si dice «nuovamente disponibile a dialogare con i suddetti dipendenti».

La società sottolinea infine che solo il 4% dei suoi riders svolge questa attività a tempo pieno, «ed è proprio per questi lavoratori che in sede di trattativa abbiamo formulato una proposta concreta che soddisfaceva in toto le richieste sottoposte da UNIA e OCST, ma questa è stata inspiegabilmente rifiutata dai sindacati».

Oggi le quasi 2'200 firme raccolte nella petizione saranno consegnate nelle mani dei proprietari e degli amministratori dell'azienda.

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