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CANTONEI direttori delle Case anziani si vaccinano, i dipendenti meno

29.12.20 - 06:00
Nelle strutture le adesioni al vaccino superano il 90% tra gli ospiti, ma tra il personale si scende anche della metà
Getty
I direttori delle Case anziani si vaccinano, i dipendenti meno
Nelle strutture le adesioni al vaccino superano il 90% tra gli ospiti, ma tra il personale si scende anche della metà
Le impressioni di Fabio Maestrini e Paride Ponzio, direttori di case anziani che hanno deciso entrambi di dare il buon esempio, per «un senso di responsabilità nei confronti della popolazione fragile»

CHIASSO/MINUSIO - «Ai dipendenti che mi chiedono, io il vaccino lo raccomando. Lo farò io stesso, anche per il ruolo che ricopro e la responsabilità che ho nei confronti della popolazione fragile che vive nelle nostre case per anziani». Sono parole lontane da ogni retorica quelle con cui Fabio Maestrini, direttore degli Istituti sociali di Chiasso, termina la telefonata. Parole di senso civico.

La conta delle dosi - Con il responsabile delle Case anziani Giardino e Soave (che ospitano un totale di 139 residenti) e di due centri diurni nella cittadina di confine abbiamo parlato dell’adesione alla campagna di vaccinazioni contro il Covid che partirà il 4 gennaio in Ticino. Le prime migliaia di dosi del vaccino di Biontech/Pfizer saranno appunto destinate ai residenti e al personale delle case anziani. In queste ore i singoli istituti stanno comunicando agli Uffici del Medico e del Farmacista cantonale le informazioni su chi e quanti si sottoporranno alla vaccinazione. Le dosi sono contate e non è consentito sprecarle visto che hanno una durata limitata una volta tolte dai refrigeratori a -70 gradi.

Adesione sprint - L’adesione tra gli ospiti delle strutture di Chiasso è stata elevata e Maestrini è soddisfatto: «Siamo vicini al 90%, tenendo conto che abbiamo anche residenti con situazioni tali da non rientrare nella categoria dei vaccinabili. C’è soddisfazione poiché il lasso di tempo dall’inizio della campagna informativa, il 23 dicembre, era estremamente ristretto».

La risposta del personale - L’adesione tra gli ospiti raggiunge quasi la totalità alla Casa Rea di Minusio (57 residenti): «Sfioriamo il 100%. Solo un paio di ospiti, per ragioni loro, hanno deciso di non vaccinarsi e poi abbiamo una situazione medica che lo sconsiglia - dice il direttore Paride Ponzio, anche lui intenzionato a vaccinarsi -. Anche tra i dipendenti la risposta è andata molto al di sopra delle attese. Visto che la vaccinazione contro l’influenza ottiene poco riscontro tra il personale. Invece, stavolta, grazie anche alla nostra promozione, siamo oltre i due terzi. Non ce l’aspettavamo».

«Qualche indeciso dirà sì dopo» - Sempre a livello di personale che si vaccinerà, anche nelle due case di Chiasso tra il personale la risposta è stata da subito buona: «Stiamo raccogliendo gli ultimi dati, ma siamo attorno al 60% - dice il direttore Fabio Maestrini -. Ho però sentito colleghi con tassi più bassi. Ma la previsione era decisamente meno elevata». Per Maestrini qualche indeciso potrebbe aderire in una seconda fase: «Pur rispettando il parere di ognuno, ma facendo fatica a comprendere chi decide di non vaccinarsi, ho anche l’impressione che una parte importante di collaboratori e collaboratrici si convinceranno in un secondo momento. Vedendo che i vaccinati non hanno avuto complicazioni. E poi ci sarà una fetta di collaboratori che cambierà idea davanti alle limitazioni, di cui si inizia a parlare, per i non vaccinati». Adesioni della metà tra il personale le abbiamo verificate anche in un'altra casa anziani sopracenerina. Va detto che l'accettazione del vaccino è in generale maggiore tra il personale curante, rispetto a quello tecnico o amministrativo.

Un taglio del salario? - Una delle pressioni più incisive, cui fa cenno qualche altro addetto ai lavori, riguarda la decurtazione di giorni dal salario del dipendente non vaccinato nel caso in cui dovesse poi finire in quarantena o ammalarsi. «Se ci fosse l’obbligo di vaccinarsi potrebbe essere una misura. Ma oggi c’è la libera scelta per cui non credo che avremmo diritto di farlo - dice il direttore Ponzio -. Se poi tutte le altre case anziani ticinesi dovessero andare in questa direzione, lo valuteremo anche noi. Ma oggi preferiamo insistere sulla responsabilità del singolo».

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