Lavorereste così, a sette piani dal suolo?

In Ticino gli infortuni sul lavoro sono il calo. Ma quelli più gravi, tra cui le cadute dall'alto, restano un problema
In Ticino gli infortuni sul lavoro sono il calo. Ma quelli più gravi, tra cui le cadute dall'alto, restano un problema
LUGANO - A strapiombo sulla strada. Sotto, un dislivello di sette piani. L'operaio maneggia un trapano, il compagno – senza protezioni – lo tiene con una corda. Non è la foto cult degli operai in pausa pranzo sul Rockfeller Center. Ma a modo suo lo scatto, che immortala un gruppo di carpentieri al lavoro su un tetto di Massagno, è emblematico.
Infortuni in calo - Gli incidenti professionali sono in calo in Ticino: quelli coperti dalla Suva sono passati da 8030 nel 2014, a 7677 l'anno scorso. Il miglioramento riguarda anche i cantieri edili: da 203 infortuni ogni mille addetti nel 2011, si è scesi a 179. «I lavoratori sono maggiormente sensibilizzati, merito anche delle campagne di formazione svolte negli anni» spiega la portavoce Regina Pinna-Marfurt. Le statistiche mostrano che «la maggioranza degli infortuni gravi sono evitabili con le opportune precauzioni».
Cadute letali - Il problema è che i miglioramenti si sono ottenuti «soprattutto per gli incidenti leggeri e le bagatelle» precisa il direttore della Società impresa e costruttori (Ssic) Nicola Bagnovini. «Gli infortuni letali o con danni permanenti sono più difficili da contrastare». Secondo le statistiche svizzere, uno su tre è dovuto proprio a una caduta dall'alto.
«Sicurezza al primo posto» - Il tetto di Massagno è solo uno dei tanti, in cui lo sprezzo del pericolo diventa norma. Gli operai – ha spiegato a tio/20minuti il titolare dell'impresa – «stavano eseguendo un lavoro delicato in condizioni difficili». Si spingono sul cornicione «a proprio rischio e pericolo, non avrebbero dovuto» sottolinea il titolare. Sul tetto manca il cavo salvavita a cui assicurarsi. «A volte bisogna arrangiarsi, ma come azienda mettiamo la sicurezza al primo posto».
Abitudine o necessità? - La colpa è a monte, si schermisce l'imprenditore. «I margini nel settore sono sempre più rosicati, e costringono tante aziende a lavorare di corsa». Per Bagnovini è piuttosto una questione di cultura: «A volte basterebbero piccoli accorgimenti. Ma certe abitudini lavorative sono difficili da sradicare». Secondo Dario Cadenazzi, responsabile Unia per l'edilizia, il fattore tempo è invece determinante: «Quando i lavoratori sono incalzati, una delle prime cose su cui sorvolano è la sicurezza» spiega il sindacalista. «Molti fanno fatica a dire "stop”». Poi a rischiare di cadere giù, come le statistiche della Suva, sono loro.




