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CANTONEVideo violenti pro Isis, condanna annullata a un uomo del luganese

26.08.19 - 12:07
Il cittadino turco aveva diffuso cinque volte immagini di tortura sul proprio profilo Facebook
Foto d'archivio
Video violenti pro Isis, condanna annullata a un uomo del luganese
Il cittadino turco aveva diffuso cinque volte immagini di tortura sul proprio profilo Facebook

LOSANNA - Il Tribunale federale (TF) ha annullato la condanna di un turco residente in Ticino a una pena pecuniaria - sospesa - di 7200 franchi per propaganda islamica pronunciata nel novembre del 2018 dal Tribunale penale federale (TPF). L'uomo aveva diffuso su Facebook vari video dal contenuto violento.

In una sentenza pubblicata oggi, i giudici di Mon Repos constatano che le «ragioni di tale condanna non sono conformi ai requisiti» della Legge sul Tribunale federale (LTF) e va dunque annullata. Secondo la Corte il TPF ha violato il diritto di audizione e dovrà dunque riesaminare il caso.

L'uomo, domiciliato a Lugano, aveva diffuso cinque volte video violenti con scene di tortura sul suo profilo Facebook. Aveva inoltre pubblicato un filmato di propaganda di un gruppo yemenita aderente all'Isis che mostrava la brutale esecuzione di un suo membro. Le pubblicazioni erano avvenute sulla rete sociale fra il settembre 2016 e il febbraio 2017.

L'uomo era stato condannato nel febbraio del 2018 a 160 aliquote giornaliere da 30 franchi con un decreto d'accusa emesso dal Ministero pubblico della Confederazione. Il turco aveva però impugnato questa decisione e chiesto il dibattimento davanti al TPF.

Il 7 novembre 2018, la Corte penale del TPF aveva quindi inflitto all'imputato una pena di 240 aliquote da 30 franchi, sospese con la condizionale di due anni. L'uomo era stato riconosciuto colpevole di rappresentazione di atti di cruda violenza (art. 135. del Codice penale) e - per aver fatto propaganda all'Isis - infrazione della Legge federale che vieta i gruppi Al-Qaïda e Stato islamico.

Nel corso dell'udienza l'accusato si era dichiarato non colpevole spiegando che le scene di tortura dovevano avere un effetto deterrente e che non aveva notato l'emblema dell'Isis nei video di propaganda.

Secondo il TF la Corte penale federale non ha tenuto conto dell'argomento dell'imputato secondo cui i filmati da lui pubblicati erano precedentemente già accessibili a terzi e dunque non è lui ad averli resi disponibili. Il caso è ora rinviato al TPF.

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