L’Ordine premierà con una cena da 400 franchi le dieci farmacie più attive nella raccolta firme contro i tagli nel settore sanitario. «È un gesto per chi si è impegnato» dice il portavoce dell'Ofct
LUGANO - È uno sprone inusuale quello adottato dall’Ordine dei farmacisti del Canton Ticino per stimolare la raccolta firme per la petizione “Ben curati, anche in futuro”. In una email inviata ieri mattina a tutti i membri l’Ofct informa che è stata raggiunta quota 7.891 firme. Ma c’è una nota dolente, «da circa 140 farmacie non abbiamo avuto riscontro: riteniamo che vorranno fare un invio globale finale».
Nessun allarme rosso, per ora, anche perché il periodo di raccolta proseguirà sino a fine maggio. Ma aver ricevuto i formulari da solo una sessantina di farmacie sulle 196 attive (dato del 16 gennaio 2019) fa salire un po' la pressione ai vertici dell’Ordine che scrive: «Vi invitiamo ad inoltrarci regolarmente le vostre schede in maniera tale da avere una registrazione sempre aggiornata».
E quale incentivo finale - un'iniziativa quantomeno inusuale - l’Ordine ricorda che «il consiglio direttivo dell’Ofct, considerato l’impegno che ogni team di farmacia dedica a questa campagna che tocca da vicino il futuro del mondo sanitario, ha deciso di offrire un premio alle prime 10 farmacie che raccoglieranno più firme per la petizione»· Alle prime dieci, viene specificato, andrà un buono del valore di 400 franchi per una cena.
«C’è una messa a disposizione di tempo e spazio. È un giusto riconoscimento per chi supporta la causa. Un semplice gesto di riconoscenza» spiega Federico Tamò, portavoce dell’Ofct. Che riguardo alla petizione dice: «È importante firmare perché le cure mediche e sanitarie di base riguardano tutti. Avere dei servizi di qualità e prossimità è importante. Siamo i primi a dire che bisogna ridurre i costi della salute. Ma occorre riflettere su dove e come si risparmia». Poi c’è il capitolo del costo dei farmaci... «Che però concernono il 4-5% dei costi della salute. Se ci si focalizza solo sul prezzo dei farmaci si sta mettendo un cerotto a un paziente che sta morendo di infarto» replica Tamò.