Due studenti, protagonisti di uno scambio linguistico intercantonale, fanno il punto della situazione sulla salute dell’italiano in Svizzera
MENDRISIO - Come sta l’italiano in Svizzera? È conosciuto oltre Gottardo? A queste e ad altre domande hanno risposto gli studenti coinvolti nell’iniziativa dell’USI “+identità: Settimana della Svizzera italiana”. Grazie al progetto, gli studenti della 3C del Liceo di Mendrisio hanno partecipato ad uno scambio linguistico con una classe del Liceo di Menzingen. Due settimane fa gli studenti zughesi sono giunti in Ticino per conoscere meglio i loro “colleghi”, il territorio, e migliorare il contatto con la lingua italiana. E qualche giorno fa gli studenti di Mendrisio sono stati ospitati nel canton Zugo, dove insieme ai loro compagni hanno discusso sul tema della settimana: la “Willensnation Schweiz”. Un confronto sulla cultura giovanile a nord e sud delle Alpi tra stereotipi e punti d’incontro che ha portato le due classi a ad elaborare insieme articoli, canzoni, video e reportage radio con la radio studentesca Radio LiMe.
Per l’occasione abbiamo ascoltato le testimonianze di due ragazzi, uno studente del Liceo di Mendrisio e uno del liceo zughese.
Quello che emerge dalle loro testimonianze è una salute piuttosto traballante della lingua italiana in Svizzera. «Spesso questa lingua viene poco considerata, o addirittura per niente, perché siamo in pochi a parlarla» racconta Alessandro, del Liceo di Mendrisio. «Si vede che l’italiano ha poca importanza anche quando vai a fare la spesa: spesso le etichette dei prodotti sono solo in francese e tedesco, ma una normativa prevede l’obbligo dell’italiano. E lo stesso vale anche per i siti internet» prosegue. E della stessa opinione è anche Besa, studentessa del liceo di Zugo: «L’italiano dovrebbe essere più presente in Svizzera. Per esempio la Confederazione potrebbe supportare maggiormente questo tipo di scambi».
Insegnamento obbligatorio - Entrambi concordano anche sul fatto che l’insegnamento dell’italiano dovrebbe essere obbligatorio in tutta la Svizzera. «Non capisco il motivo di non insegnare l’italiano in tutta la nazione» commenta Besa, mentre Alessandro si china sul problema del plurilinguismo: «Sarebbe una perdita incalcolabile se un giorno tra svizzeri di lingue diverse si arrivasse a comunicare in inglese, poiché si perderebbe proprio quel plurilinguismo che rende la Svizzera così speciale».
La Svizzera italiana vista da fuori - Ma quali sono gli stereotipi e le caratteristiche che rimangono impressi nella mente di chi si ferma a visitare il nostro cantone? Quest’anno, parlando con gli studenti, fortunatamente non sono emerse le pizze e le palme come gli altri anni. «Non era la prima volta che venivo in Ticino, avevo già girato un po’ tutto il cantone. Ma l’aspetto che mi ha sorpreso maggiormente è lo stato delle strade, sono molto rovinate. Alcuni servizi sono meno curati rispetto al canton Zugo. E anche i treni: in Ticino sono sempre in ritardo...» commenta Besa.
Esperienze dirette - E a proposito di scambi linguistici, i due ragazzi si dicono molto soddisfatti: «A volte non hai un’idea chiara delle altre realtà linguistiche e queste occasioni permettono di fare un’esperienza sul territorio, utilizzando la lingua nella vita quotidiana. Queste esperienze aumentano la coesione nazionale, poiché spesso si tende a considerare le altre realtà linguistiche come distanti, quando invece nel loro insieme formano la Svizzera» commenta Alessandro. «Adoro la lingua italiana, suona molto “morbida”, e queste esperienze sono molto utili per diffondere maggiormente l’italiano» aggiunge Besa.
L’italiano a Berna - Con l’arrivo del consigliere federale Ignazio Cassis e la presidente del Consiglio nazionale Marina Carobbio, entrambi ticinesi, l’italiano dovrebbe essere maggiormente rappresentato. Ma è davvero così? «Dipende - risponde Alessandro - il fatto che Marina Carobbio diriga i lavori parlamentari in italiano è un fatto sicuramente positivo. Tuttavia, a volte, capita che di fronte ad alcune situazioni Berna non prenda una posizione chiara a difesa del plurilinguismo. Un esempio sono le decisioni di alcuni Cantoni di privilegiare l’insegnamento dell’inglese rispetto al francese o all’italiano (che a volte non viene neppure preso in considerazione), decisione in netto contrasto con il concordato HarmoS. Berna dovrebbe intervenire in modo più incisivo, poiché anche le lingue, al pari di altri fattori, fanno della Svizzera un’unica nazione».
Insomma, i margini di miglioramento sono ampi.