A processo per l’università fantasma di Chiasso

Il caso IPUS approda oggi alle Criminali. I due imputati accusati, principalmente, di amministrazione infedele qualificata, truffa e bancarotta fraudolenta
LUGANO - Avevano ingannato un centinaio di studenti, promettendo loro una laurea. Ma la presunta università che avevano fondato a Chiasso era un istituto fantasma. Come pure quello creato poi a Disentis, nei Grigioni. Si tratta del caso IPUS (Istituto privato universitario svizzero) che oggi è approdato in aula. Sono due gli imputati (un 60enne e una 48enne, entrambi cittadini italiani) che davanti alla Corte delle Criminali presieduta dal giudice Marco Villa devono rispondere di una lunga serie di reati.
In particolare si tratta di ripetuta amministrazione infedele qualificata, ripetuta truffa, bancarotta fraudolenta e frode nel pignoramento, come si evince dall’atto d’accusa firmato dalla procuratrice pubblica Raffaella Rigamonti.
Tra il 2013 e il 2016, i due responsabili dell’istituto - difesi dagli avvocati Stefano Pizzola e Sandra Xavier - avrebbero effettuato diversi prelevamenti dal conto dell’istituto, appropriandosi così dei soldi che gli studenti versavano quale retta. In questo modo è stato creato un buco di circa un milione di franchi.




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