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Troppo belle per lavorare seriamente: così il contatto è subito hot

La recente denuncia dell’ex Miss Svizzera Kerstin Cook, molestata tramite LinkedIn, non rappresenta una situazione isolata. Spuntano anche casi in salsa ticinese
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Troppo belle per lavorare seriamente: così il contatto è subito hot
La recente denuncia dell’ex Miss Svizzera Kerstin Cook, molestata tramite LinkedIn, non rappresenta una situazione isolata. Spuntano anche casi in salsa ticinese
BELLINZONA – «Cerco impiego come segretaria. Ho pubblicato il mio curriculum vitae su alcuni siti professionali. Ogni settimana mi arrivano proposte indecenti, anche volgari». Nadine, venticinquenne del Bellinzonese, è una be...

BELLINZONA – «Cerco impiego come segretaria. Ho pubblicato il mio curriculum vitae su alcuni siti professionali. Ogni settimana mi arrivano proposte indecenti, anche volgari». Nadine, venticinquenne del Bellinzonese, è una bella ragazza. Il suo caso ricorda quello, recente, di Kerstin Cook, ex Miss Svizzera. La ventottenne lucernese aveva infatti raccontato pubblicamente di essere stata molestata più volte tramite LinkedIn. «Ricevo sempre solo messaggi per dirmi quanto sono bella – aveva spiegato – e così non trovo lavoro, ma solo gente che mi chiede di uscire a bere un drink».

Fingono di avere un lavoro da offrire – Troppo carine per lavorare seriamente. E il web è sempre più una calamita per i malintenzionati. Così anche uno strumento serio come LinkedIn si può trasformare in una trappola. «I social, professionali e non – conferma Kathya Bonatti, esperta in sessuologia – rappresentano una possibilità di contatto diretta inimmaginabile fino a qualche anno fa. Con persone che, oltre a essere belle, in quel preciso momento si trovano anche nella necessità di trovare un impiego. E purtroppo il mondo è pieno di gente che fa finta di avere un lavoro da offrire, pur di abbordare una bella ragazza. In passato queste persone si nascondevano dietro ad annunci sul giornale. Ora è tutto più diretto».

Gli appelli – Di statistiche concrete sul fenomeno non ne esistono. Ma da anni se ne discute a livello internazionale. Già nel 2013 la giornalista italiana Ilaria Morani aveva lanciato l’allarme sul blog “#6 gradi” del Corriere della Sera. E del resto, sul sito di LinkedIn da un paio d’anni si specifica che il social non serve per rimorchiare belle professioniste sorridenti. Nel 2015, in Inghilterra, un caso limite. Con un avvocato di 57 anni che si becca una denuncia per molestie sessuali dopo avere fatto un complimento, proprio tramite LinkedIn, a una collega più giovane.

Legge di natura – C’è, tuttavia, anche chi invita alla calma. Ad esempio, Andrea Martone, esperto di risorse umane. «In qualsiasi ambiente legato al lavoro – sostiene – le persone intrecciano relazioni anche di carattere affettivo o sessuale. Fa parte della natura umana. La rete semplicemente amplifica i comportamenti. Chi si nasconde dietro a un computer, gode di una sorta di anonimato. Non penso che i siti specializzati in ambito professionale, come LinkedIn, siano diventati giungle per incontri hot. Sicuramente ci saranno singoli personaggi che ne approfittano. Ritengo, tuttavia, si tratti pur sempre di eccezioni».

Rischio di denuncia – Nonostante la direzione di LinkedIn evidenzi il rischio di denuncia per chi non rispetta le regole etiche del sito, è difficile che i finti datori di lavoro, o i molestatori in generale, poi vengano effettivamente puniti. «Il loro comportamento – fa notare Martone – è sicuramente disdicevole. Spesso inopportuno. Però quasi sempre all’interno della liceità legale».

Domande assurde – Non resta dunque che puntare sulla prevenzione. Bonatti è chiara. «Quando ti viene chiesto se sei fidanzata, o se sei disponibile a viaggiare in momenti extra lavorativi, qualcosa sicuramente non quadra nell’interlocutore. Bisogna essere capaci di troncare la conversazione dal momento in cui ti arrivano domande che non hanno nulla a che fare con la professione».

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