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VACALLO«Mio figlio legato, gli hanno puntato un laser negli occhi»

06.12.16 - 17:42
Un 22enne di Vacallo picchiato alla scuola reclute. Parla il padre: «Scherzi inaccettabili»
«Mio figlio legato, gli hanno puntato un laser negli occhi»
Un 22enne di Vacallo picchiato alla scuola reclute. Parla il padre: «Scherzi inaccettabili»

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VACALLO. Ancora oggi Marco*, non parla volentieri di quella notte. Anche a casa, ha raccontato poco. «Probabilmente non ha voluto farci preoccupare troppo» spiegano i genitori. Davanti alla giustizia militare, però, il 22enne di Vacallo ha parlato: i giudici hanno condannato 7 ex reclute per gli atti di violenza compiuti ai danni del ticinese e di un altro commilitone, nella scuola reclute di Elm (Glarona) nel 2014.

Sei stato vittima/testimone di atti di nonnismo, da recluta? Scrivici a cronaca@tio.ch 

I sette uomini sono stati condannati per aggressione, sequestro di persona e rapimento. A ciò si aggiungono violazioni delle prescrizioni generali di servizio. «Non non sapevamo nulla di questi comportamenti persecutori nei suoi confronti» racconta a tio.ch-20minuti il padre del ragazzo. «Si sa che nelle scuole reclute gli scherzi sono da mettere in conto. Ma gli scherzi sono scherzi. Qui si è andati oltre». 

La recluta ticinese - allora 20enne - sarebbe stata legata a un armadio dai commilitoni. Uno di loro, una volta immobilizzata la vittima, gli avrebbe puntato negli occhi il mirino-laser del fucile. «Solo quando mio figlio è stato ricoverato in ospedale, siamo venuti a sapere dell'accaduto. Per fortuna se l'è cavata con un'irritazione agli occhi, con danni non permanenti».

Anche quelli psicologici? «Come detto, mio figlio non ha voluto parlare molto di queste cose. Tuttavia il suo rapporto con l'esercito non è stato pregiudicato da questi fatti: quando è stato richiamato, l'anno dopo, si è presentato all'appello senza problemi».

L'altra vittima delle aggressioni nella scuola di Elm ha invece dichiarato al Blick di avere «sofferto di attacchi di panico anche successivamente, a causa delle violenze». Il giovane era stato legato a un letto e costretto a indossare un sacchetto sulla testa, con la scritta "Ratto". Era stato inoltre sottoposto al cosiddetto "battesimo del pene": una pratica oscena con tanto di foto fatte poi circolare su Whatsapp tra le reclute.  

* nome di fantasia

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