"Erano gentili. Una coppia che faceva di tutto per andare avanti"

Al pian terreno dello stabile, però, alcuni inquilini cercano di capire cosa sia accaduto nella serata di ieri, guardando le tracce di sangue sugli scalini
Al pian terreno dello stabile, però, alcuni inquilini cercano di capire cosa sia accaduto nella serata di ieri, guardando le tracce di sangue sugli scalini
MASSAGNO - Fa freddo in via Nosedo 22. Due agenti della Polizia di Ceresio Nord fanno capolino dal palazzo dove ieri sera sono stati rinvenuti i corpi di due conviventi croati. L’ipotesi è quella dell’omicidio-suicidio. Ma ovviamente le indagini sono in corso. Gli agenti non rispondono alle nostre domande, vanno rapidamente via, mentre entriamo all’ingresso dello stabile. Ad ogni piano ci sono quattro appartamenti. I corpi dei due croati, una 40enne e un 46enne sono stati trovati al numero 2 del pian terreno, nella loro camera, la donna a terra, l'uomo sul letto. Un ingresso nascosto e angusto, quasi invisibile senza l’aiuto della luce della lampada artificiale. Da quell'ingresso sembra sia uscita la figlia per chiedere aiuto, non appena si è accorta che qualcosa non andava, non appena ha notato la camera matrimoniale chiusa a chiave.
L’appartamento è sigillato. Notiamo tracce di sangue sul pavimento del corridoio. Le seguiamo all’inverso, dall’appartamento si fermano sui primi gradini delle scale, che portano ai piani superiori. Uno strano percorso. Non lo notiamo solo noi. Lo fa anche una signora, inquilina nello stesso stabile, che arriva mentre osserviamo il sangue. Le facciamo qualche domanda. “Sì, conoscevo la coppia ma non benissimo. Saluti di cortesia, qualche parola scambiata nelle occasioni di incontro all’interno del palazzo. Erano entrambi gentilissimi, si davano molto da fare, sempre indaffarati”. Secondo quanto ci riferisce la signora, la 40enne era arrivata nel palazzo circa tre anni fa con la figlia, dopo aver perso il secondo marito. Sembra si fosse sposata una prima volta in Croazia, dove avrebbe lasciato il primo figlio. Quindi l’arrivo in Ticino, un primo matrimonio, la figlia 22enne. “Lei lavorava in una ditta di pulizie. Poi da circa due anni è arrivato anche il nuovo compagno, probabilmente divorziato. Una persona gentilissima. Lo vedevo sempre con una tuta ma non so cosa facesse per lavoro. Lo avevo incontrato qualche giorno fa, aveva appena finito di pitturare l’appartamento. Gli ho detto che la compagna sarebbe stata davvero contenta.” Le indiscrezioni tuttavia parlano di una relazione conclusasi pochissimi giorni prima.
Mentre chiacchieriamo con la signora, dall’ascensore esce una anziana signora che abita all’ultimo piano, accompagnata dalla figlia. “Non so cosa sia successo esattamente. Non ho sentito nulla prima dell’arrivo della Polizia. Sa, qui non è che ci si conosce molto. Un saluto e via. Lei la vedevo sempre con un’auto rossa che parcheggiava qui di fronte, nel posteggio con le strisce blu. Erano entrambi gentili ”.
Dal terzo piano scende a piedi una terza signora. Vuole vedere meglio cosa sia rimasto sul posto. “Un fatto sconvolgente. Mi dispiace tanto”, le sue uniche parole. Nel dialogo delle tre inquiline le notizie sono molte frammentate, confuse per via dalle tante e diverse versioni pubblicate sui giornali. “C’è chi dice che la donna sia stata strozzata e poi lui si è ucciso con delle pasticche, chi invece parla di un coltello o di un oggetto con cui lui l’ha prima ammazzata e poi si è impiccato. Chissà quale sia la verità. Neanche gli agenti della Polizia ci hanno detto nulla ieri sera. Ci hanno detto che lo avremmo scoperto con i giornali”.
La Polizia ha sentito tutti gli inquilini nella serata di ieri. “Sì, abbiamo detto quello che sapevamo e che abbiamo sentito”. Ma non sembra che si sia sentito molto. “L’unica cosa che posso dire è che si trattava di una coppia che stava facendo il possibile per vivere normalmente, lavorando, cercando di superare le difficoltà che ognuno vive o ha vissuto nel suo passato”.
Il dialogo finisce. Ognuno torna nel suo appartamento. Restiamo ancora un poco. Guardiamo la bucalettere su cui sono indicati il nome della madre e della figlia. Non quello del convivente. Facciamo un giro intorno al palazzo. Notiamo su un terrazzo un tavolino con tante birre sopra. Torniamo all’ingresso, dove c’è il figlio di un signore che abita accanto al pian terreno. Chiediamo se sappia qualcosa. “No, non so nulla, non abito qui, vengo a trovare mio padre, ma non conosco nessuno. Qui sono tutti stranieri, tutti slavi”. Ci lascia rapidamente. Da un appartamento al primo piano esce una quarta signora. Abita qui da 40 anni. “No, non li conoscevo, non sapevo neanche che avessero una figlia”. Sale su.
Diamo un ultimo sguardo alle tracce di sangue sugli scalini e poi via.









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