Anoressia: "Non mangio per avere la mia battaglia da combattere"

E. 22 anni, dopo il cancro di sua sorella inizia a non mangiare. L'esperto: "Spesso è una richiesta d'aiuto, vanno colti i campanelli d'allarme e consultato un medico, l'anoressia è una malattia"
LUGANO – I disturbi del comportamento alimentare, che raggruppano un po’ tutto quell’insieme di problematiche relative alla salute psichica riferibili all’ambito dell’alimentazione, nonostante siano stati largamente trattati, restano ancora, in parte, nascosti dietro un muro di pregiudizi, invisibili spesso agli occhi di chi li vive, un po’ perché infidi e dai segnali ambigui, un po’ perché facilmente attribuibili all’Altro e mai a sé stessi o a chi ci è vicino.
E. è una giovane studentessa italiana, del Varesotto. E. è come tante ragazze ticinesi che vivono questo tipo di disagi psichici e che necessitano di un aiuto. Si calcola che in Ticino soffra di un disturbo alimentare il 6% delle ragazze. Per questo tipo di problematiche a Mendrisio esiste il BOA ( Bulimia, Obesità, Anoressia), un progetto concepito dall'Ospedale Beata Vergine (OBV) di Mendrisio in collaborazione con il Liceo Cantonale di Mendrisio, che intende offrire una rete di collaborazioni nel campo dei disturbi del comportamento alimentare.
Una vita a prima vista ‘normale’ – “Ho avuto un’infanzia apparentemente serena, sono stata una bambina molto amata sia dai miei genitori, sia dai miei parenti in genere. Presto tuttavia ho iniziato a manifestare una certa introversione, con l’inizio della scuola mi sono sentita abbandonata da mia madre e mio padre è stato sempre assente. Mi hanno sempre presa in giro, per i motivi più bizzarri, non ho mai avuto molti amici. È sempre stata mia sorella a prendersi cura di me dato che i miei genitori erano molto presi con il loro lavoro. Con mia sorella quindi si è creato un legame speciale, siamo diventate molto unite. Non sono stata una studentessa brillante, ero svogliata e ho ricevuto poche motivazioni. Piuttosto mi sono da sempre dilettata nell’arte. Fin da bambina ho amato il disegno e suonato il pianoforte, i miei si aspettavano molto da me. Quando avevo 16 anni però decisero di separarsi, e la cosa fu per me un trauma”.
Una sorella come esempio – “Mia sorella per me è sempre stata un punto fermo, fino a quando, nel 2004, un terribile male, il cancro, la ridusse in fin di vita. Aveva 23 anni ed io solo 16. Da lì sono seguiti 3 anni d’inferno. Credevamo di perderla per sempre. Fortunatamente, dopo un lungo travaglio, mia sorella è riuscita miracolosamente a sconfiggere il suo male. Oggi sta bene, è una psicologa affermata, una bella donna di 30 anni e io la stimo moltissimo. Nonostante ciò, il periodo della sua malattia ha fatto sorgere in me molta rabbia per essere stata messa da parte. La sua guarigione e i suoi successi mi hanno fatto sentire una nullità di fronte a lei, l’eroina di tutti. Credo che sia stato in quel frangente che ho iniziato a pensare che anche io potevo fare qualcosa di speciale ed essere perfetta. Dato che lei è sempre stata un po’ cicciottella, ho deciso di mettermi a dieta. A breve il cibo, assieme all’attività fisica, sono diventati la mia ossessione”.
Un corpo che non si ama – “Ad oggi mi vedo grassa, indosso vestiti larghi per nascondere la ciccia e le curve, odio il mio corpo, cerco inevitabilmente di distruggerlo ogni giorno. Non mi piace mangiare in compagnia, e ho paura quando qualcuno cucina piatti molto calorici perché credo di dover essere costretta a mangiarli. Mi sento in colpa ogni volta che mangio, mi sento male e mi costringo al vomito. Vorrei solo sparire. Nonostante tutto cerco di non dare troppo a vedere questa mia paura, soprattutto con i miei, ho paura che soffrano. Meno mangio però e più mi vedo grassa, è una trappola, un tunnel da cui non riesco a uscire. Sono consapevole di quello che mi sta succedendo ma allo stesso tempo non mi va di ammetterlo. Mi sento confusa e arrabbiata perché, da un lato vorrei essere al centro dell’attenzione com’era mia sorella quando si è ammalata, ma dall’altro vorrei solo essere lasciata in pace”.
E. e la moda – “Non ho un buon rapporto con la moda. Ha la pretesa di voler standardizzare tutti in un unico modello di perfezione assoluta che non esiste. È pura illusione. Ammetto però che vorrei anche io le gambe magre ed affusolate come quelle delle modelle”.
I progetti – “Non credo in Dio, esiste come riferimento per l’uomo, come entità superiore a cui chiedere aiuto nei momenti difficili,una sorta di supporter o di psicologo virtuale. Credo piuttosto nella medicina naturale. Mi sono iscritta ad una scuola di naturopatia per seguire un percorso che mi aiuti a capire me stessa e che un giorno possa permettermi di curare gli altri con la medicina olistica e naturale. Il mio sogno è quello di diventare una brava terapeuta e trarre gioia dalla guarigione dei miei pazienti. Dalla vita non mi aspetto nulla, ma molto da me stessa. Penso che nella vita l’uomo non sia mai vittima di nulla, se non di sé stesso, perché siamo noi a scegliere il nostro futuro”.
Davide Milo



