Elio Borradori: "Mai lavorato con Saddam"

Smentisce anche la Banca del Gottardo le indiscrezioni pubblicate domenica sul Sunday Times
LUGANO - Dopo la notizia apparsa domenica sul Sunday Times, secondo il quale l'avvocato ticinese Elio Borradori, padre di Marco Borradori, avrebbe gestito parte dei soldi di Saddam Hussein, arriva la smentita da parte del diretto interesato. Elio Borradori, contattato dal Cdt, nega di aver mai rilasciato un'intervista al Sunday Times e di aver gestito i conti di Saddam: "Ho conosciuto solo suo nipote al-Mahdi - ha dichiarato l'ex avvocato al CdT - con il quale avevo dei rapporti di lavoro, in una società che forniva materiale da costruzioni; l'avevo perfino messo in guardia contro lo zio che lo decapitò il giorno dopo le sue nozze a Parigi. Ho la coscienza tranquilla, non ho mai intascato un soldo e ho fatto di tutto per salvare la vita al nipote: purtroppo non ci sono riuscito".
Secondo le indiscrezioni del domenicale londinese il nostro Elio Borradori avrebbe gestito nella sua veste di amministratore fiduciario in Svizzera e nel Lichtenstein parte dell'enorme capitale che il rais irakeno ha accumulato con i suoi traffici illeciti. Lo dimostrerebbero una serie di documenti sui quali il Sunday Times è riuscito a mettere le mani. I miliardi di Saddam sarebbero quindi passati attraverso diversi conti, uno di questi, quello con il numero 70513 e denominato "Satan", sarebbe stato aperto dalla filiale di Nasau (Bahama) della Banca del Gottardo. Anche in questo caso viene smentito tutto dalla Banca del Gottardo, che definisce fantasioso il legame con il regime iracheno e che il conto "Satan" non risulta dagli atti per i quali esiste un obbligo di conservazione per almeno dieci anni.




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