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SVIZZERA

Siamo tra i primi tre fornitori della macchina da guerra di Putin

In Ucraina, quasi ogni giorno, dei civili perdono la vita sotto i colpi di droni e missili russi. In molte di queste armi sono presenti componenti chiave prodotti in Svizzera.
Imago
Drone kamikaze russo con componentistica svizzera
Siamo tra i primi tre fornitori della macchina da guerra di Putin
In Ucraina, quasi ogni giorno, dei civili perdono la vita sotto i colpi di droni e missili russi. In molte di queste armi sono presenti componenti chiave prodotti in Svizzera.

ZURIGO - Secondo informazioni del Gur (i servizi segreti militari ucraini), la Russia ha lanciato dall’inizio dell’invasione almeno 50.000 droni, missili e bombe plananti, causando la morte di oltre 15.000 civili. Per mantenere questo ritmo, l’industria russa dipende dall’estero: processori, moduli di navigazione, microchip. Senza questa tecnologia, le armi non funzionerebbero.

Oltre 300 componenti svizzeri - Un’analisi dei frammenti di oltre 5200 sistemi bellici recuperati in Ucraina rivela che ben 323 componenti provengono da aziende svizzere, collocando la Svizzera al terzo posto mondiale tra i fornitori indiretti della Russia, dietro soltanto a Cina e Stati Uniti.

Tra le aziende più ricorrenti - riporta oggi il TagesAnzeiger - figurano STMicroelectronics (Ginevra), uno dei principali produttori di semiconduttori europei, u-blox (Thalwil - Zh) e Traco Power (Baar - Zg). I loro componenti sono stati trovati soprattutto in droni kamikaze (Shahed) – prodotti in Russia come "Geran-2" – ma anche in sistemi più sofisticati, tra cui il missile ipersonico Kinzhal.

Esportazione vietata, ma... - Eppure, dal 2022 la Svizzera vieta l’esportazione verso la Russia di microelettronica con possibile impiego militare, inclusa la riesportazione da Paesi terzi. Tuttavia, le statistiche commerciali mostrano un forte aumento delle esportazioni svizzere verso Stati che non aderiscono alle sanzioni occidentali: Turchia, Cina, Serbia e Kazakistan.

Le consegne in Turchia sono più che raddoppiate dopo l’invasione, mentre quelle in Kazakistan sono cresciute di oltre il 50%. Nello stesso periodo le esportazioni dirette verso la Russia sono crollate a zero. Ma dalle stesse nazioni “intermediarie”, le forniture verso la Russia sono esplose: dalla Turchia +2500%, dal Kazakistan +900%, secondo i dati commerciali ONU. Gli esperti parlano di chiare operazioni di elusione.

Le aziende svizzere respingono ogni accusa. STMicroelectronics afferma di non tollerare «usi non autorizzati» dei suoi prodotti; u-blox sostiene che i componenti trovati nelle armi russe siano stati «trafugati o prelevati da prodotti civili»; Traco Power segnala la presenza di numerosi falsi cinesi con il proprio marchio.

L'Ucraina chiede sanzioni - Kiev chiede ora di colpire con sanzioni tutte le imprese che alimentano, direttamente o indirettamente, l’industria bellica russa. Berna, invece, punta soprattutto a «sensibilizzare il settore», spiega la Seco, per prevenire triangolazioni e violazioni contrattuali. Finora, però, non risulta alcuna sanzione amministrativa definitiva legata all’esportazione di microelettronica destinata alla Russia.

Nel frattempo, gli attacchi continuano. Nei giorni scorsi centinaia di droni e missili hanno colpito ancora Kiev. La macchina da guerra di Putin, anche grazie alla tecnologia occidentale, non intende arrestarsi.

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