Dal match su Tinder al conto in rosso: ingannate e spogliate dei risparmi

Convinta da un affabile investitore conosciuto sull'app di incontri, una donna si è trovata a investire oltre 200mila franchi su una piattaforma exchange. Ma era una truffa
Convinta da un affabile investitore conosciuto sull'app di incontri, una donna si è trovata a investire oltre 200mila franchi su una piattaforma exchange. Ma era una truffa
ZURIGO - Una semplice conoscenza su Tinder è costata cara a una 43enne di Zurigo, che in un attimo si è vista sottrarre oltre 200mila franchi. Sedotta online da un sedicente investitore inglese che diceva di volersi trasferire a Losanna, la donna è stata convinta a investire 1500 franchi in criptovalute. L’uomo le aveva promesso di aiutarla a far fruttare i risparmi. Dopo un primo piccolo guadagno, si lascia persuadere ad aumentare la posta: 60mila franchi versati su un sito che all'apparenza in regola. «Dopo pochi minuti il sito mi mostrava un guadagno di 138mila franchi», ha raccontato al Tages-Anzeiger. Ma quando tenta di prelevare il denaro, scatta la trappola. Il portale le chiede altri 44mila franchi come costo necessario per sbloccare i fondi. Lei paga. E solo allora capisce: il suo match su Tinder non era altro che un avatar creato da truffatori. Troppo tardi. L’intera eredità del padre – oltre 200mila franchi – è svanita nel nulla. Una sorte simile è toccata a un’altra donna, poco più che quarantenne: contattata via WhatsApp da una presunta analista finanziaria di Singapore, è stata persuasa a investire in crypto fino a perdere 52mila franchi.
La truffa del "Pig Butchering" - Secondo la Procura di Zurigo, negli ultimi due anni le denunce per truffe legate a investimenti online sono cresciute del 65 per cento: quasi 6000 casi tra il 2022 e il 2024, per un danno complessivo di circa 530 milioni di franchi.
In questi episodi ricorre spesso la cosiddetta pratica del “Pig Butchering”, letteralmente “macellazione dei maiali”: i truffatori corteggiano le vittime, ne conquistano la fiducia e le spingono a investire somme sempre più ingenti, spesso in criptovalute, su piattaforme di trading che simulano un’apparente solidità. «I danni sono mediamente più alti perché i criminali puntano deliberatamente a persone benestanti», spiega Oliver Labhart, capo della Procura III di Zurigo.
Coordinati dall’International Consortium of Investigative Journalists (ICIJ), nella giornata odierna 37 media di 35 Paesi hanno pubblicato inchieste su queste truffe crypto. Per la Svizzera vi ha partecipato il desk investigativo del gruppo Tamedia. Dai dati emerge che negli ultimi due anni circa 29 miliardi di dollari di fondi illegali sono confluiti nelle principali piattaforme crypto, di cui circa 4 miliardi provenienti proprio da schemi come il “Pig Butchering”.
Cripto molto appetibili per i criminali - Le criptovalute sono particolarmente appetibili per le bande criminali: consentono di operare fuori dal sistema bancario regolamentato e di usare wallet anonimi, composti da sequenze di cifre e lettere che non rivelano l’identità dei titolari. Le transazioni, pur tracciabili sulla blockchain, spesso conducono a piattaforme con sede in giurisdizioni difficili da raggiungere per gli investigatori.
La scia di queste truffe porta al Sud-Est asiatico. In aprile l’ONU ha denunciato la presenza di “fabbriche di truffe di proporzioni industriali” nella regione. Un’analisi dell’ICIJ rivela legami finanziari tra il gruppo cambogiano Huione – accusato di gestire truffe di “Pig Butchering” – e i grandi exchange Binance e OKX. Secondo l’inchiesta, wallet riconducibili a Huione hanno trasferito oltre 630 milioni di dollari alle due piattaforme tra febbraio e luglio 2025.
Impossibile recuperare i soldi - Interpellate, entrambe le società affermano di adottare «misure adeguate» quando rilevano attività criminali, come il blocco dei wallet. OKX dichiara di non accettare più fondi collegati a Huione da metà ottobre e di aver bloccato 47 milioni di dollari provenienti da una truffa analoga nell’ultimo anno. Binance riferisce di aver gestito 65mila richieste delle forze dell’ordine nello stesso periodo.
Per le due quarantenni, tuttavia, la speranza di poter recuperare quanto perso è praticamente nulla. In Svizzera il tasso di risoluzione per le truffe d’investimento online si ferma al 6,6 per cento, secondo l’Ufficio federale di statistica. Una delle vittime si è persino rivolta a una società investigativa israeliana, senza alcun risultato. Nemmeno la denuncia alla polizia ha potuto aiutarla a recuperare i soldi. Come conferma il procuratore Oliver Labhart, in molti di questi casi il denaro «è purtroppo irrimediabilmente perduto».





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