Esami del sangue inutili che costano milioni

Esemplare il caso del test della vitamina D. Da quando non viene più rimborsato in automatico, sempre più persone vi rinunciano. D'altra parte l'indagine è utile solo nel 16% dei casi. E non è l'unica analisi che si potrebbe evitare.
BERNA - Per anni, fino a due milioni di svizzeri si sono sottoposti ogni anno a test per la vitamina D, nella maggior parte dei casi del tutto inutili. Da quando le casse malati hanno smesso di rimborsare automaticamente questo esame, sempre più persone vi hanno rinunciato. L’esempio - sottolinea la SonntagsZeitung - potrebbe fare scuola.
Non tutte le analisi mediche, infatti, migliorano davvero la qualità della vita dei pazienti. Un caso emblematico è proprio quello del test della vitamina D: un accertamento che costa circa 52 franchi e serve a misurare il livello della cosiddetta “vitamina del sole” nel sangue, ma nella maggior parte dei casi non è necessario.
In presenza di sintomi tipici di carenza, i medici possono prescrivere direttamente un integratore, che costa pochi franchi. Su questo punto la comunità medica è unanime. Non a caso, quattro anni fa il test è stato inserito nella lista dei cinque trattamenti medici più inutili.
Centinaia di milioni spesi inutilmente - Nonostante ciò, per anni le provette hanno continuato a viaggiare verso i laboratori. Nel 2021, anno record, l’Osservatorio svizzero della salute (Obsan) ha registrato quasi due milioni di test: due volte e mezzo in più rispetto a dieci anni prima. Costo complessivo: oltre 100 milioni di franchi.
L'anno dopo è intervenuto l’Ufficio federale della sanità pubblica (UFSP), che nell’estate 2022 ha introdotto una limitazione: da allora, l’assicurazione di base rimborsa il test solo in presenza di una patologia o di un sospetto fondato di carenza di vitamina D.
Il risultato? Le analisi di laboratorio sono crollate: oggi se ne contano circa 800.000 l’anno.
«Funziona solo toccando il portafogli» - Un team di ricercatori della Scuola universitaria professionale di Berna (BFH), dell’Università di Zurigo e della cassa malati Swica ha analizzato i dati di quasi un milione di assicurati per capire quali misure abbiano funzionato meglio per tagliare i costi.
I risultati, riportati dalla SonntagsZeitung, parlano chiaro: «Le raccomandazioni non bastano, il sistema funziona solo con restrizioni mirate nel catalogo delle prestazioni e quando si interviene sul portafogli della gente», spiega Tobias Müller, professore di economia sanitaria alla BFH.
Le linee guida per i medici di base avevano portato determinato solo un calo del 6% dei test in un anno. Ma quando l’UFSP ha tolto la copertura assicurativa e la maggior parte dei pazienti ha dovuto pagare di tasca propria, il numero di analisi è crollato del 60% in dodici mesi.
Secondo Müller, il calo è confermato anche dai dati del 2024. Le spese sono scese da 100 a 40 milioni di franchi. «Si può risparmiare ancora, senza rischiare una sottoassistenza», sottolinea.
Solo nel 16% dei casi il test è davvero utile - Dall’analisi dei dati Swica emerge che solo nel 16% dei pazienti il test della vitamina D ha una reale utilità. «Negli altri casi è semplicemente superfluo», afferma Aurélien Sallin, ricercatore del settore salute di Swica.
Ma perché tanti insistono comunque? Secondo Sallin, non per guadagno, bensì per una convinzione diffusa: «Molti pensano che misurare sia indispensabile per agire correttamente. E spesso sono gli stessi pazienti a chiedere le analisi».
Stesso problema in altri ambiti - Per i ricercatori Müller e Sallin, il caso della vitamina D non è isolato: «Anche in altri settori si eseguono troppi esami inutili. Ad esempio, per i dolori alla schiena si fanno troppe radiografie o test di laboratorio che non apportano alcun beneficio terapeutico», spiega Müller.
Secondo il professore serviranno «interventi decisi anche in altri ambiti». L’eccesso di prestazioni mediche costa agli assicurati miliardi di franchi ogni anno, e i test della vitamina D sono solo la punta dell’iceberg.
Altri risparmi in vista - L’UFSP lo ha capito e, con il programma “Health Technology Assessment”, sta valutando numerose prestazioni mediche per eliminare quelle inutili. Finora sono già stati analizzati 29 trattamenti, con un risparmio complessivo di circa 100 milioni di franchi l’anno. Altri 21 sono tuttora in esame: tra questi, i test per l’acido folico, le terapie con ferro e i farmaci a base di ginkgo biloba.
Tuttavia, eliminare un costo spesso ne genera un altro. Dopo il calo dei test della vitamina D, sono infatti aumentate le analisi del livello di vitamina B12, che oggi costano circa 38 milioni di franchi l’anno.




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