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VALLESE

Blatten, un disastro annunciato: gli scienziati l'avevano già previsto nel 2022

Commissionato dal Canton Vallese, uno studio aveva individuato ben 89 pareti rocciose potenzialmente instabili. Ecco quali
AFP
Fonte Tages-Anzeiger
Blatten, un disastro annunciato: gli scienziati l'avevano già previsto nel 2022
Commissionato dal Canton Vallese, uno studio aveva individuato ben 89 pareti rocciose potenzialmente instabili. Ecco quali

SION - La catastrofe di Blatten era, in un certo senso, stata già annunciato. Stando a quanto riportato dal Tages-Anzeiger uno studio realizzato nel 2022 aveva già mostrato cosa sarebbe potuto accadere con una frana del Kleines Nesthorn. Quel che colpisce è che gli scienziati avevano già previsto nel dettaglio quanto sarebbe accaduto: presumevano infatti che il villaggio sarebbe stato distrutto. Oggi sappiamo che roccia e ghiaccio hanno seppellito in realtà il 90% di tutte le case di Blatten.

Tuttavia, come sottolinea lo specialista di pericoli naturali Robert Kenner, questi modelli non erano in grado di simulare scenari complessi come eventi combinati di frana e ghiaccio, come accaduto a Blatten. In generale, afferma Kenner, «una frana può verificarsi in qualsiasi momento», soprattutto in alta montagna dove l’aumento delle temperature accelera i processi di destabilizzazione. E il problema principale resta l’incertezza: è estremamente difficile stimare con precisione il volume di materiale instabile, che spesso crolla in più fasi, influenzando distanza e intensità degli impatti.

Prese in esame 89 pareti rocciose - Nello studio condotto dallo SLF (Istituto per lo studio della neve e delle valanghe) e dalla società di ingegneria Geoformer, commissionato dal Cantone Vallese, emergono inoltre dati allarmanti sul rischio crescente di frane e crolli di roccia in tutto l’arco alpino svizzero. L’analisi, parte di un programma pilota nazionale, ha preso in esame ben 89 pareti rocciose potenzialmente instabili nel territorio vallesano, identificando diversi scenari critici legati soprattutto agli effetti del cambiamento climatico e alla degradazione del permafrost.

Nel 2022 il Kleines Nesthorn era posizionato al 15° posto - Tra le pareti rocciose classificate, il Kleines Nesthorn nel 2022 era posizionato al 15° posto per rischio complessivo, considerando sia la probabilità di frana sia il potenziale di danno per insediamenti o infrastrutture. Indicando dunque che c'erano (e ci sono) almeno 14 siti con un rischio ancora maggiore. La modellizzazione ha evidenziato che le pareti rocciose più vicine ai villaggi, pur meno instabili di altre in zone isolate, rappresentano un pericolo più significativo a causa della loro vicinanza ad aree abitate.

I luoghi più a rischio secondo lo studio del 2022:
- Randa (Valle di Matter): più pareti rocciose instabili minacciano l’area, rendendola una delle zone più vulnerabili.
- Saas-Balen (Valle di Saas): il Lammenhorn potrebbe riversare circa 1,35 milioni di metri cubi di roccia sul villaggio. Questa parete è risultata al 6° posto per rischio.
- St. Niklaus: un evento simile a quello previsto al Kleines Nesthorn è atteso dalla Sparrulicke.
- Lourtier (Val de Bagnes): minacciato da un possibile crollo del Bec des Rosses, già teatro di recenti evacuazioni per valanghe di fango.
- Herbriggen: due possibili crolli dalla Gugla lo pongono tra i punti sensibili della regione.

Solida base per il monitoraggio necessario - Secondo gli autori dello studio, i dati raccolti costituiscono «una solida base per interventi successivi, come studi mirati su singoli siti, installazione di sistemi di monitoraggio o progettazione di misure di protezione». Stando a quanto dichiarato settimana scorsa da Raphaël Mayoraz, capo dell’Ufficio per i pericoli naturali del Canton Vallese, che ora le misure saranno volte proprio al monitoraggio costante delle pareti a rischio.

Dopo il disastro di Blatten, quel che più preoccupa la popolazione è "se" e "quando" potranno verificarsi eventi simili. «La questione più complicata da determinare», chiarisce Kenner. «Nessuno sa quanto la struttura di un pendio roccioso sia già indebolita», ricordando che «cento anni per la montagna corrispondono a un battito di ciglia».

E mentre i cambiamenti climatici accelerano il degrado del permafrost, rendendo le montagne più fragili, la necessità di vigilanza, consapevolezza e investimenti in prevenzione non è mai stata così urgente.

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