Gli svizzeri sono preoccupati dalla digitalizzazione

Stando a uno studio la grande maggioranza teme che possa danneggiare la coesione sociale, disinformando e polarizzando il discorso . Per otto persone su dieci «è una minaccia concreta».
BERNA - Due terzi della popolazione svizzera teme che la digitalizzazione possa minare la coesione sociale.
Lo sostiene uno studio realizzato dalla fondazione Risiko-Dialog e sostenuto dall'assicuratore La Mobiliare.
Secondo la ricerca, pubblicata oggi, le principali preoccupazioni riguardano la manipolazione e la disinformazione: otto persone su dieci le considerano una minaccia concreta.
Preoccupano anche la crescente polarizzazione e la mancanza di scambi sociali, segnalate da circa la metà degli intervistati.
Non mancano però gli aspetti positivi: il 76% riconosce nella digitalizzazione un'opportunità per rendere la pubblica amministrazione più moderna e trasparente, mentre il 65% apprezza i nuovi accessi alla formazione. La metà degli intervistati vede inoltre potenziale nella tecnologia per favorire l'impegno civico locale.
Per quanto riguarda la salute mentale, la maggior parte della popolazione ritiene che le applicazioni digitali siano utili: circa due terzi valutano positivamente app organizzative, per l'apprendimento, la salute e la messaggistica.
Più controversa la percezione dei social media: Instagram e TikTok sono visti come fonte di stress dal 39% degli intervistati, mentre solo il 31% li considera benefici. Di conseguenza, l'esigenza di un equilibrio digitale è molto forte: l'80% dei partecipanti sostiene l'introduzione di misure specifiche nelle scuole e di spazi offline dedicati.