Un recente studio dell'OMS mette in allerta gli esperti svizzeri.
BERNA - «I prodotti fitosanitari devono essere omologati prima di poter essere immessi in commercio e utilizzati». E ancora: «Possono essere omologati soltanto i prodotti che non hanno effetti collaterali inaccettabili sugli esseri umani, sugli animali e sull’ambiente». A scriverlo, sul proprio sito internet, è l’Ufficio federale della sicurezza alimentare e di veterinaria (USAV). Il riferimento è ai valori limite accettati a livello mondiale per la presenza nei cibi di pesticidi.
Test non rigorosi - Secondo quanto riporta il Tages-Anzeiger, però, le procedure e i test non sono così rigorosi o sicuri. Sono complessi, costosi e richiedono numerose prove sugli animali. «I metodi utilizzati per valutare la presenza di pesticidi sono inadeguati secondo i criteri scientifici e rappresentano un potenziale rischio per la salute pubblica», precisa il tossicologo Jürg Zarn (e componente dell’USAV).
I timori - La tossicità non si manifesta in maniera immediata. Il timore è per le conseguenze che potrebbero esserci a lungo termine. Uno studio dell’OMS pubblicato sulla rivista “Regulatory Toxicology and Pharmacology" sta suscitando un dibattito tra gli esperti. In particolare, per 90 sostanze su 178 non sarebbero così affidabili nelle valutazioni degli ipotetici rischi.
I dubbi legati ai test - Secondo Zarn, autore principale dello studio, «invece di dare un’occhiata più da vicino ai risultati, alcuni risultati vengono eliminati». Vale a dire, se il 10% degli animali, dopo i test, sviluppa un tumore, non viene considerato un dato statistico così cruciale. O meglio, non costituisce una prova invalidante. «Uno dei motivi - continua Zarn - è che la composizione genetica degli animali è tale che difficilmente ci si può aspettare risultati chiari».
«Si sottostimano gli effetti tossici» - Esprime dubbi anche Hanno Würbel, docente dell’università di Berna e studioso della sperimentazione animale. «Per me sono discutibili i dati “storici” considerati per concedere poi le autorizzazioni - spiega - gli effetti tossici vengono sottostimati».
Le posizioni di Scienceindustries e Usav - Per Scienceindustries i test per i prodotti fitosanitari consentono alle autorità preposte di effettuare valutazioni approfondite. «La nostra esperienza ci insegna che le autorità europee esaminano queste procedure statistiche in modo molto critico». Anche l'USAV ha commentato ed è convinto che le valutazioni di rischio delle autorità europee (cui si affida anche la Svizzera) siano basate sulle più recenti conoscenze scientifiche. L'USAV è «in dialogo e adotterà misure in coordinamento con l'UE, qualora risulti evidente la necessità di intervenire».
Alcune domande e risposte pubblicate sul sito dell'USAV
In quali derrate alimentari posso trovare residui di prodotti fitosanitari?
In linea di principio è possibile trovare residui di prodotti fitosanitari in tutte le derrate alimentari, e principalmente in quelle di origine vegetale. I prodotti ottenuti in modo convenzionale contengono più spesso residui di quelli biologici.
Quanto sono pericolosi i residui di prodotti fitosanitari?
I livelli massimi per i residui nelle derrate alimentari sono fissati in modo che, se rispettati, secondo le attuali conoscenze non comportano pericoli per la salute dei consumatori. Per ridurre al minimo l’assunzione di questi residui, i rispettivi livelli massimi fissati, molto spesso sono notevolmente più bassi di quanto richiederebbe la protezione della salute secondo la buona pratica agricola (impiegare solo il necessario per combattere parassiti ed erbe infestanti).
Qual è in linea generale la procedura di omologazione per i pesticidi?
Per l’omologazione di prodotti fitosanitari occorre procedere a diverse valutazioni prestabilite. La definizione di livelli massimi sicuri per i residui nelle derrate alimentari dovuti all’utilizzo di prodotti fitosanitari compete all’USAV, che a tale scopo si basa su un’ampia base di dati forniti dal richiedente. Il tipo di informazioni e il genere di studi da presentare sono prescritti a livello internazionale.
Perché l’USAV non conduce studi in prima persona anziché basarsi su dati forniti dal richiedente?
In linea di principio spetta al richiedente compiere i relativi studi. Allo stato attuale, la Confederazione non dispone delle risorse personali e finanziarie necessarie a tale scopo. Le valutazioni tengono conto anche di altre perizie riconosciute, e in particolare delle valutazioni dei rischi dell’Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA). Per garantire che le valutazioni dei rischi siano conformi allo stato attuale delle conoscenze, esperti dell’USAV partecipano al miglioramento dei protocolli riconosciuti a livello internazionale (nell’UE, nell’EFSA e, su scala globale, nell’ambito dell’OMS)