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SVIZZERA

Obbligo di certificato Covid? La maggior parte degli svizzeri è favorevole

I sostenitori si trovano soprattutto tra gli over 35, ma prevalgono anche tra i più giovani. Lo rivela un sondaggio
20min/Marco Zangger
Obbligo di certificato Covid? La maggior parte degli svizzeri è favorevole
I sostenitori si trovano soprattutto tra gli over 35, ma prevalgono anche tra i più giovani. Lo rivela un sondaggio
Il 63% dei cittadini è inoltre d'accordo di rendere a pagamento i test per i non vaccinati senza sintomi. Il provvedimento, che scatterà il prossimo 10 ottobre, è attualmente in consultazione presso i Cantoni
BERNA - In bar, ristoranti e nelle strutture del tempo libero si entra soltanto se in possesso di un certificato Covid. In Svizzera è così dallo scorso 13 settembre. Un provvedimento che trova il sostegno del 67% della popolazione. Lo s...

BERNA - In bar, ristoranti e nelle strutture del tempo libero si entra soltanto se in possesso di un certificato Covid. In Svizzera è così dallo scorso 13 settembre. Un provvedimento che trova il sostegno del 67% della popolazione. Lo si evince da un sondaggio di 20 minuti e Tamedia a cui, dal 24 al 26 settembre 2021, hanno preso parte oltre 12’000 persone da tutta la Svizzera.

Per quanto riguarda i luoghi d'impiego, la maggior parte degli interpellati si dice favorevole all’obbligo negli ospedali e nelle case per anziani (59%), in bar e ristoranti (58%) e nelle strutture del tempo libero (50%). Un obbligo sul posto di lavoro raccoglie consensi soltanto dal 28% dei cittadini.

Questioni di percezione - Ma contro l’estensione dell’obbligo di certificato Covid in diverse località elvetiche sono a più riprese scese in piazza migliaia di persone. E sembra - come emerge ancora dal sondaggio - che la popolazione percepisca un'opposizione più alta di quanto lo sia veramente: gli intervistati hanno infatti stimato che la decisione del Consiglio federale sia sostenuta “soltanto” dal 56% dei cittadini.

L’identikit - Chi sono i favorevoli? Si tratta di elettori di quasi tutti i partiti. Fa eccezione soltanto l’UDC, dove i contrari sono in maggioranza: 61%. E sono soprattutto over 35 (con i favorevoli a quota 81% tra gli over 65). Tuttavia, anche tra i 18 e i 34 anni prevalgono i sostenitori, seppure per poco: 53%.

Per una maggioranza dei favorevoli (33%), si tratta di una misura necessaria per sgravare il sistema sanitario. Il 27% ritiene invece che in questo modo si possa aumentare il tasso di vaccinazione. I contrari parlano invece soprattutto di discriminazione dei non vaccinati (38%). E il 29% sostiene che con tale decisione, lo Stato si intromette nella sfera privata dei cittadini.

L'effetto sulla campagna di vaccinazione - In alcuni cantoni l’introduzione della misura ha portato a un aumento delle iscrizioni per la vaccinazione. Ma davvero sta dando una spinta alla campagna? Secondo il rilevamento, il 71% dei partecipanti sostiene di essere già vaccinato. Il 22% afferma invece di non avere nessuna intenzione di farsi vaccinare, nonostante l’obbligo di certificato. Soltanto un 5% starebbe cambiando idea. E dove saremo alla fine di novembre? Per una maggioranza degli intervistati, il tasso di vaccinazione avrà raggiunto un valore compreso tra il 65 e il 69%. Il 60% dei cittadini si dice comunque contrario a un obbligo di vaccinazione.

I giovani vogliono i test gratuiti - Nel frattempo il Consiglio federale ha posto in consultazione la proposta di rendere a pagamento i test a partire dal prossimo 10 ottobre (dopo che inizialmente il provvedimento sarebbe dovuto scattare il 1. ottobre). E di mantenerlo gratuito fino alla fine di novembre per chi è in attesa della seconda dose. Il test a pagamento per i non vaccinati senza sintomi trova il consenso del 63% dei cittadini. Anche in questo caso, soltanto tra gli elettori UDC prevalgono i contrari (53%). E i contrari sono in maggioranza anche tra gli under 35 (52%).

Il sondaggio

Sono 12'743 le persone da tutta la Svizzera che dal 24 al 26 settembre 2021 hanno preso parte al sondaggio di 20 minuti e Tamedia. La rilevazion è stata condotta in collaborazione con LeeWas, che pondera i dati in base a variabili demografiche, geografiche e politiche. Il margine d'errore si attesta all'1,5%.

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